temalibero
 
 

 

MOMENTANEAMENTE
NON DISPONIBILE

 


... e di Mattia Zadra,
leggi anche
il romanzo d'esordio
dal titolo "
Vedere"


titolo:
"DAMN"

collana temalibero
autore Mattia Zadra
ISBN 978-88- 95106-60-4
€ 10,00 - pp.143 - © 2014 - in copertina, foto di Alice Vera Frizzera; modella, Ilaria Casagranda.


Damian e Jessica sono una coppia di ragazzi innamorati. Convivono e si mantengono grazie al lavoro di lei e alla vendita di alcuni suoi quadri, mentre Damian frequenta l'ultimo anno di università. Poi però Jessica perde il lavoro e cominciano i problemi. Damian, a un passo dalla laurea, è costretto a lasciare gli studi e tuttavia non riesce a trovare un impiego che gli permetta di mantenere sia lui che la sua ragazza. In questa situazione di crisi viene introdotto al mondo dello spaccio da un amico del liceo. A quel punto la condizione economica sembra risollevata ma, a causa del nuovo “impiego” di Damian, Jessica comincia a bucarsi.
Il senso di colpa di Damian e il cambiamento della ragazza portano i due a un nuovo rapporto, in cui lui accudisce lei come fosse una sorella. Fra alti e bassi l'equilibrio sembra essere sotto controllo, ma un giorno, rincasando, Damian scopre di aver pestato i piedi a qualcuno di importante, trova la casa sottosopra e un biglietto con su scritto: “A presto...”.



 

I capitoli del libro sono mescolati, in modo da creare degli sbalzi temporali. Il romanzo si apre infatti con il capitolo 25, ovvero una pagina del diario che Damian sta scrivendo dalla prigione in cui si trova, pagina a cui faranno seguito altre pagine che, intrecciate alla storia principale, faranno chiarezza su quanto accaduto prima di giungere al drammatico finale.
leggi l'intervista a Mattia Zadra a cura di Giuseppe Iannozzi

 

Brano tratto da "DAMN"

Comincio a chiamarla, alzando sempre più la voce.
Ancora non risponde.
Dal piano di sopra sento il rumore di una chiave che gira nella serratura.
La luce si spegne di nuovo ma stavolta non c’è bisogno che sia io ad accenderla.
Mi giro e dalla rampa di scale che porta al piano superiore vedo sbucare la sagoma di un uomo anziano, in vestaglia e con ai piedi le pantofole.
Nell’incrociare il mio sguardo il vecchio se ne ritorna di tutta fretta in casa e chiude freneticamente con tre giri di chiave.
Nella mia preoccupazione riesco a pensare “Mai chiudere la porta con un numero di giri di chiave dispari. Così facendo sei costretto a lasciare la chiave sulla porta, e per un ladruncolo da quattro soldi sarà molto più facile entrare a derubarti. Gli basterà passare con un uncino dalla serratura facendo così girare la chiave all’interno”.
Questo è il genere di cose che servono, ma che nessuno ti insegna.
Mi chino a guardare se per caso la chiave sia nella toppa, ma niente da fare.
Allora continuo a battere sulla porta, e dopo aver acceso altre tre volte la luce, tra schiamazzi e trilli del campanello sento una voce rauca rispondere dall’interno.
“Arrivo cazzo… Arrivo!”
è Jessica.
Dalla voce intuisco che stava dormendo.
In un momento mi calmo ed aspetto che apra.
Un rumore metallico.
Sento il primo scatto e anche il secondo.
All’aprirsi della porta vedo stagliarsi una sagoma, illuminata solo dalla luce proveniente dall’interno.
“Ah, sei tu! Che ti è preso per urlare a quel modo?”
“Ciao Jess. Posso entrare?”
Annuisce, e così facendo fa vibrare la sigaretta che tiene stretta tra le labbra.
L’odore che sento entrando è penetrante, quasi corrosivo nel suo passaggio nelle narici.
Il motivo sono le vernici che usa per i suoi quadri, ma non c’è solo questo.
È da poco più di una settimana che non vengo qui, ed in questo breve periodo lei è riuscita a ridurre la casa in un caos ai livelli in cui si trova la mia.
Dopo aver percorso il corridoio entro nel salotto, che se possibile è messo ancora peggio.
“Ciao Damn. Cosa ci fai da queste parti?”
Senza aspettare la mia risposta si siede sul divano, facendomi segno di accomodarmi accanto a lei.
Non è fatta, o almeno così sembra.
“Sono venuto a trovarti. È da due giorni che non ti sento, e da ancor più tempo che non ci vediamo”.
“Sì hai ragione, ma ho avuto un sacco di cose da fare…”
“Tipo?”
I suoi occhi si fermano a scrutare un punto imprecisato del muro mentre cerca di trovare una risposta convincente.
Come se non bastasse quel gesto a farmi capire che quella risposta non esiste.
“Va beh, non importa. Tu come stai?”
“Bene… Bene. Ultimamente ho disegnato poco, e di trovar lavoro non se ne parla, ma è tutto a posto”.
No, non è tutto a posto.
Le cose sono molto distanti dall’essere a posto.
“Bene, sono felice per te. Prima ho provato ad aprire con la mia chiave, ma non entrava”.
Lei resta a fissarmi come se fosse davvero necessario che io continuassi la frase.
“Hai cambiato la serratura per caso?”
“Ah, giusto. Tu non lo sai. Vivian l’altro giorno ha perso la sua copia della chiave dell’appartamento. E come se non bastasse sulla targhetta c’era scritto l’indirizzo. Ho dovuto cambiarla. La tua copia è qui da qualche parte…”
Comincia a cercarla spostando dal tavolo vasetti di colore e fogli di giornale.
“Ah eccola qui. Cappuccio rosso, come l’altra. Cos’è, pensavi ti avessi tenuto fuori di proposito?”
Nel suo sguardo non c’è accusa.
“No. No… Proprio per questo te l’ho chiesto. Lo sai che non sono uno che salta subito a conclusioni”.
Balle.
Mentre sono là ad osservarla, lei come se nulla fosse prende un cucchiaino e comincia a prepararsi una dose.
Nel vederla non riesco a trattenere uno sbuffo contrariato.
“Beh, che hai?”
“Che ho? Cristo, almeno evita di farlo davanti a me! Dovresti chiudere con quello schifo”
“Pfh… Senti chi parla, quello che tra qualche ora sarà a distribuire questa stessa merda e pasticche varie a dei ragazzini di quattordici anni”.
Touché.
“Sì, ma almeno io non la uso!”
“Ma la usavi. E ora comunque fumi ancora l’erba. Che vuoi che cambi?”
“Che vuoi che cambi? Credo tu sappia bene quanto cambi…”
“Secondo la legge tu sei un tossico almeno quanto lo sono io, cocco. Uff, cos’è sei venuto qui per fare i tuoi moralismi da ipocrita?”
Non ribatto. Sarebbe inutile.
“Sono venuto a vedere come stavi”.
“Okay, perfetto. Io sto bene, e se aspetti un minuto starò ancora meglio”.
Allo scendere del suo pollice su quello che potrebbe benissimo esser visto come un grilletto, i suoi occhi cominciano a sparire sotto le palpebre.
Il sospiro che ne segue è qualcosa che ricordo molto bene, ma che ora, a vedere il tutto da esterno, non rimpiango per niente.
“Aaah… Ehi perché non ti levi quel broncio? Potremmo divertirci un poco prima che tu debba andar via…”
Ora ho ufficialmente finito di parlare con l’ultimo rimasuglio di Jessica che era rimasto.
Il mio sguardo cade sul pavimento.
Benché lei sia ancora una ragazza molto attraente non riesco a vederci quel qualcosa che c’era un tempo.
“No, mi spiace. Oggi non posso”.
“Eddai, una sveltina rapida. Lo so che ti va…”
Eccola che ricomincia a piagnucolare come una bambina.
Lo fa sempre quando è fatta.
“Mi spiace…”
“La mia passerina ha tanto bisogno di attenzioni, perché non le concedi un po’ di svago? È da tanto che non lo facciamo”.
Quanto squallore nelle sue parole.
Tutto questo è squallido.
Troppo per poterlo sopportare.
“Non oggi, mi dispiace. Torno domani per vedere come stai. E cerca di non bucarti più, almeno per stasera”.
Corrucciando la bocca annuisce.
“Bene così. Vado. A domani Jess”.
Così dicendo le stampo un bacio sulla fronte e me ne vado guardandola sorridere, sprofondata nel divano e nell’eroina che ha nel sangue.
Nella mia mente ho ancora il ricordo di quando quel sorriso era vero, ma ora non ne rimane che una squallida imitazione.

(...)


 

Mattia Zadra nasce all'età di 3 anni nei quartieri malfamati di Città del Vaticano. Dopo un'infanzia passata tra siringhe e pannolini trova la sua strada nel mondo
della pornografia, cominciando come porta-fazzoletti e raggiungendo rapidamente l'apice della carriera facendo da controfigura ai capezzoli di Cicciolina.
Raggiunti i 18 anni decide di essere troppo vecchio per quella realtà e comincia a scrivere il suo primo romanzo, “
Vedere”, pubblicato l'anno seguente da Cicorivolta.

Oggi Mattia di anni ne ha 22, e questo è il suo secondo libro. (E questa, è la sua biografia più o meno ufficiale).