temalibero
 
 

 

 

 

ordinalo senza spese di spedizione

 

 

titolo: "L'ITALICUS (4 agosto 1974) note di lettura per una strage dimenticata"
collana temalibero
autore Federico Tesei
ISBN 978-88- 95106-62-5
€ 12,00 - pp.165 - in copertina,"Aspettando" by Ramingo.



“Una bomba nella carrozza n.5 del treno Roma-Monaco 'Italicus' esplode, causando la morte di 12 persone. Una strage rivendicata dall'estrema destra di Ordine Nero, che è legata a doppio filo ad altre morti: quelle di Piazza della Loggia e di Piazza Fontana. E come altre, ancora senza colpevoli.”


Attraverso i fatti, i movimenti, gli avvenimenti e i pensieri, Tesei prova a spiegare cosa e perché sia successo in quel tremendo anno, da tutti considerato quello della svolta: il 1974.

Ed ecco allora che una strage dimenticata diventa spunto per riflettere sulla nostra storia, sui Servizi Segreti, i militari, la P2 ma anche la gente comune, la crisi petrolifera del 1973 e la nascita di movimenti politici o parapolitici che hanno caratterizzato quegli anni pensando ai nostri anni, ai colpevoli ancora non puniti e ai familiari delle vittime che non avranno pace e futuro fino a che non ci saranno verità e chiarezza.

 

 
 
 

Brano tratto da "L'ITALICUS (4 agosto 1974) note di lettura per una strage dimenticata"

(...)

La vera e propria ultima notizia sull'Italicus in senso stretto è però di una settimana più vicina a noi e reca la data 13 agosto 2004. Fu pubblicata dal "Resto del Carlino" bolognese, quasi in risposta al monito di Fassino. Era la testimonianza di un capostazione di S.Benedetto Val di Sambro, che preferì restare anonimo e denunciò l'abisso semantico nel quale la parola "memoria" era precipitata, se si considerava come la carrozza saltata in aria quel 4 agosto di 30 anni prima non esistesse più. La testimonianza del dipendente di Trenitalia recitava per esteso:

"La carrozza dell'Espresso per il Brennero è stata fatta a pezzi e venduta come ferro vec-chio. Era parcheggiata nella stazione di San Benedetto Val di Sambro. Ricordo che arri-vò una ditta di Napoli, per fare il lavoro. Però qualcosa resta. Il monumento di Walter Veronesi, lo scultore ferroviere, è fatto con un pezzo del vagone. Io avevo conservato una pedanina del treno. L'avevo sistemata davanti alla porta dell'ufficio. Chissà se esiste ancora... Ero in servizio la notte del 4 agosto '74 e anche dieci anni dopo, per la strage di Natale. Troppi brutti ricordi... Però, certo, questa storia delle carrozze demolite suona male. Insomma, uno va al museo e vede le locomotive a vapore...".

E' utile anche ribadire come non esista, ad oggi, una monografia specifica sulla strage.
Ma perché la strage dell'Italicus sia una strage dimenticata non è dato sapere; persino lo stesso Mario Tuti (il maggiore indiziato della strage) ha lanciato con retorica più volte la stessa domanda rifiutandosi però di chiarire le proprie idee al riguardo. Pur assolto dall'accusa di strage, rimane comunque un leader dell'eversione di destra di quel periodo che si è sempre dimostrato reticente a fare dichiarazioni circa quegli anni.
Secondo la direttrice del Cedost, dott.ssa Cinzia Venturoli, due oggettivi fatti potrebbero avere giocato nella scarsa attenzione mediatica alla strage: il luogo dell'eccidio e la diversa provenienza delle vittime. Il luogo dell'eccidio, uno sperduto villaggio nell'appennino tosco-emiliano, non ha permesso una rievocazione costante del ricordo, cosa che una passeggiata per i centri di Brescia, Milano o Bologna contribuisce a rinverdire. A livello umano, sentirsi colpiti in "casa propria" accresce la sensazione di vulnerabilità e provoca una reazione dapprima istintiva e successivamente razionale (per lo stesso motivo un attentato come quello dell'11 settembre ha smosso le coscienze americane come nessun altro attacco ad obiettivi statunitensi aveva fatto in precedenza). Inoltre la provenienza eterogenea delle vittime (diverse parti di Italia, Germania, Olanda e persino Giappone), non ha favorito la creazione di un movimento unitario preposto alla lotta per la ricerca della verità.

(...)

 

 

 

Federico Tesei nasce a Civitanova Marche nel 1985 e si laurea in Scienze della comunicazione all'Università di Siena nel 2009.
Innamorato della storia e delle storie, ha condotto numerose ricerche sulla situazione politica e sociale negli anni'70, molte delle quali sono confluite in questo libro.