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Rocco Papa e I giorni del male. leggi l'intervista all’autore a cura di Giuseppe Iannozzi

 


titolo:
"I giorni del male"

collana: temalibero
autore: Rocco Papa - (con una Prefazione di Paolo D'Amato)
ISBN 978-88- 97424-14-7
€ 12,00 - pp.206 - © 2013- in copertina, “Mein guter Kamerad”, by Sebastiano Bongi Tomà - il ramingo - www.sbtphotographer.eu)


Roma 1960. In punto di morte, una donna confessa a Luca, un ragazzo di diciassette anni suo vicino di casa, un orrendo delitto commesso poco prima che la città fosse liberata dall'occupazione nazista.
Quella confessione e due foto, appartenute alla donna, cambieranno per sempre il corso della vita di Luca. Sospinto dalle visioni, o meglio, dalle spettrali apparizioni delle vittime di quel crimine, si ritroverà coinvolto in un mondo di intrighi e segreti, incrociando il proprio cammino con quello di ambigui e misteriosi personaggi.



 
 
 


Dal passato emergeranno vicende di violenze familiari, di amori impossibili, di lealtà assoluta a un ideale, di follia omicida. Tutti elementi correlati alla maledetta storia che mai sarebbe dovuta riemergere e che qualcuno sta provando a nascondere con tutti i mezzi. Una storia in cui Luca ritrova poco a poco inquietanti coincidenze con la propria vita e che lo condurrà alla scoperta di una verità ben diversa da ciò che si aspettava.

 

 

COMUNICATO STAMPA

"I giorni del male" di Rocco Papa
trionfa al Premio Letterario Nazionale "Torre Petrosa"
(leggi di più).

 
"I giorni del male" su radio MPA: piacevole e frizzante intervista di Milva Carrozza a Rocco Papa...
     
 
... e guarda il video completo e godibilissimo (a cura di www.12mesi.it) della presentazione presso la Feltrinelli di Salerno, con interviste, approfondimenti, curiosità...
 
 
 
 


Brani tratti da "I giorni del male":

(...)

Erano tempi difficili, complicati, l'esigenza di doversi schierare da una parte o dall'altra era impellente, soprattutto nei giovani. Lei era giovane e aveva deciso di schierarsi dalla parte che credeva quella più giusta, ma non mi disse quale, né riuscii a intuirlo da ciò che disse in seguito.
Aveva combattuto e aveva anche ucciso, ma i morti fatti in battaglia non contano, disse senza molta convinzione.
- Riesci a capire? Erano tempi brutti, erano i giorni del male - sospirò.

(...)

All’incrocio con via della Penitenza, mentre davanti a me scorgevo la sagoma di un grande palazzo con finestre ad arco protette da sbarre di ferro, un uomo, sbucato dal nulla, mi afferrò per un braccio e mi trascinò con la schiena al muro.
Ebbi paura e nemmeno la forza di reagire quando mi puntò una pistola dritto nello stomaco. Sentivo la pressione della canna contro la giacca.
Davanti a me c’era il vice commissario di polizia che era stato al negozio quando eravamo stati aggrediti da quei giovani.
La paura non diminuì. Nel suo sguardo c’era qualcosa di sinistro e cattivo. Mi fissava e sul volto aveva disegnato un ghigno.
Indossava lo stesso impermeabile e il cappello che aveva la prima volta che lo avevo visto.
Pensai che fosse la sua divisa.
– Voglio dirtelo una sola volta – esordì, facendo ancora più pressione con la pistola sul mio stomaco.
Fu in quel momento che lo riconobbi. Era uno di quelli della Brigata 61 ritratti nella foto. Avevo avuto la sensazione di riconoscerne un altro, oltre Flora e quel Carlo, adesso ne avevo la conferma. Anche quel poliziotto era implicato in quella strana storia.
– So che stai facendo delle domande in giro sulla famiglia Bolognini, perché? – continuò.
– Per nessun motivo – risposi.
Non avevo intenzione di rivelare a quell’uomo il perché mi ritrovavo invischiato in quella vicenda, anche se avevo la sensazione che lui lo sapesse già.
– Allora non vedo nessun motivo perché tu debba andare avanti in questa faccenda. E anche sulla storia della Brigata 61, non credo sia il caso andare a rispolverare vecchie storie – disse calmo, ma senza allentare la spinta della pistola – non vorrei che qualcuno si facesse del male nel corso di queste, chiamiamole pure, ricerche storiche.
La sua faccia era a pochi centimetri dalla mia e quando rise fui colpito dal suo alito che sapeva di caffè e tabacco.
– Vedi, ci sono alcune persone alle quali queste tue ricerche danno fastidio. Se scopro che stai ancora indagando o che vai in giro a chiedere, ho paura che qualcuno si farà male.
Si fermò per un momento e con un gesto lento e studiato sollevò la pistola portandola all’altezza della mia fronte.
– Credo che non comincerò da te – spiegò freddamente – magari inizierò con l’ebreo, non sarà una perdita per la società. Oppure potrei cominciare con quel tuo amico, quel ladruncolo napoletano – fece una pausa, durante la quale continuò a fissarmi negli occhi.
– No, credo sia meglio partire da qualcuno che ti sta più a cuore, tua nonna?
Sentivo la rabbia salire dentro di me, ma anche l’impotenza. Non potevo far nulla e lui sembrava conoscere tutta la mia vita.
Il poliziotto ripose la pistola nella fondina che teneva sotto l’impermeabile e fece un passo indietro. Accese una sigaretta, tirò una lunga boccata e poi lasciò andare il fumo sulla mia faccia.
– Oppure dalla signorina Angela Rossi, che ne dici? Con lei, però, potrei prima divertirmi un po’.
Non controllai più le mie reazioni e feci un passo avanti, pronto a colpirlo con tutta la forza che avevo.
Con un semplice movimento il poliziotto evitò il mio assalto, forse se l’aspettava, forse mi aveva provocato apposta e mi colpì violentemente alla nuca facendomi stramazzare a terra.
Si chinò su di me e, prendendomi per i capelli, mi costrinse a guardarlo in faccia.
– Ho fatto centro, vero? – disse soddisfatto. – Smettila, o queste persone soffriranno per colpa tua.
Vidi le sue scarpe allontanarsi e con uno sforzo provai a rimettermi in piedi, ma senza riuscirci.
L’ultima cosa che vidi, prima di svenire, fu la mano a tre dita dello strano essere appoggiata al mio braccio, venivo sollevato da terra e poi fu tutto buio.

(...)


 
 

Rocco Papa è nato nel 1970 a Salerno, dove vive e lavora come giornalista.
Ha pubblicato Il Sangue dei Primi (Ennepilibri 2006, romanzo giallo). Nel 2009, il racconto il Caffè di Emma, è stato inserito nell'antologia Cose a parole (Giulio Perrone Editore).

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