i quaderni di Cico
 
 

 

 

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titolo: La fragilità dei corpi
collana i quaderni di Cico
autore Pietro Presti
ISBN 978-88-95106-11-3
- € 11,50 -
pp. 151
in copertina, "Corp_", di Michela Basoni
- Copywriter Emidio Giovannozzi - Adattamento grafico, di Phab Postini


Tony, Angela, Vins e Susan nel cuore di Palermo. Insieme intraprenderanno un “viaggio” di sola andata per i fondali d’asfalto della città e della precarietà dell’esistenza, attraverso l’apatico vuoto
del loro tempo. Tra sballi e spaccio. Feste studentesche. Regole sovvertite. Così fino all’attimo finale per eccellenza in cui qualcuno, qualcosa, o forse il Nulla in persona, presenterà loro il conto.


 

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Con una prosa densa, in cui le parole rasentano la pienezza cinematografica delle immagini, Pietro Presti scandaglia e realizza la prospettiva plastica, intestina di una città e di una logora giovinezza, quella dei "superflui". Il popolo di nessuna rivoluzione. Il popolo dei bassifondi e dello stordimento. Gente e insieme individui. Ognuno alla ricerca di un proprio sbocco, una leccata di sale, un proprio naturale esodo come uno spogliarsi definitivo, liberatorio/catartico, di ogni necessaria e allineata identità sociale. (Paolo West)

 
Nelle pagine di Pietro c'è la fede. Una fede fatta di carne, che commuove ed emoziona. (Alessandra Amitrano)
 

Brano tratto da La fragilità dei corpi

DELAY

La pioggia graffia sui vetri dell’auto in corsa. Scroscianti ondate di schiaffi colpiscono le lamiere. La violenza di quel terremoto d’acqua nel cielo, il suo rumore, a tratti mettono quasi spavento. Tony chiude gli occhi, per quei pochi secondi in levitazione che ha voglia di provare ad allungare come un fascio di membrane, prima che si dileguino. Se ne sta indolente sui sedili posteriori, il suo cranio è un mozzicone schiacciato dentro un posacenere, piegato sul finestrino. Un’immersione, un altro dileguamento verso l’interno, quando tutti i piani d’evasione e i bluff sono stati sgamati e non c’è gioco per nessuno. Solo la pioggia che cade, da guardarla sfilettarsi sui finestrini come un cane ringhioso alla catena nel suo serraglio, con uno sbeffeggio annoiato e sprezzante compassione.
Notte di diluvi da fine stagione. L’estate a Palermo è stata una secca, uno screpolarsi lento e costante d’intonaci sulle facciate dei palazzi, che adesso assorbono ingorde brindando alla fine di quella congiura. Le strade sono fiumi in tracimazione, argini le carreggiate. I tombini rigettano acqua e melma dalle fogne intasate e l’auto ci naviga in mezzo, nello sbando della deriva, eppure Tony percepisce tutto come una sospensione statica, una fissità arenata ai fondali d’asfalto della notte.
Vins sembra concentrato alla guida. Punta dritto di fronte a sé come sapesse di preciso dove stanno andando, ma il suo sguardo non focalizza nessun punto preciso, non c’è nemmeno un’ombra puntiforme nella sua mente che assomigli a una direzione, un arrivo o un destino. Tutti i posti in cui solitamente racimolano le loro notti gli si srotolano nella mente come una pellicola di sovrapposizioni sgranate, pensieri di celluloide. I loro posti: La Vucciria, Piazzetta della canna, Piazza Bologni, i Candelai, la Champagneria. Una sequenza di Texas cittadini, dismissioni siderali, magnetismi della quiete.
Corso Vittorio Emanuele sembra una motrice, un vettore in grado di spingerli verso il porto o verso l’alba senza bisogno che un motore fornisca la spinta a quella scatola di lamiera. Mentre i semafori sono andati in tilt e Vins tira dritto senza rallentare, preoccuparsi di scalate di marce dalla quarta alla prima o frenare, di foto infami e conseguenti multe, della morte che tiene la sua falce puntata verso quel fragile parabrezza di cristallo proprio al centro di ogni incrocio. Una scommessa ogni volta, in cui reinvestire il fondo grattato via dai bicchieri della vita e provare a vincere una mano. Il silenzio di Vins è la stanchezza di tutti. Sono in corsa, verso il vuoto che li insegue, con il passato davanti e il futuro pronto ad aggredirli alle spalle.
Tony tiene ancora gli occhi chiusi. Se ci sarà uno schianto non se ne accorgerà nemmeno, i suoi secondi di buio si allungheranno all’infinito. La sua testa batte contro il finestrino a ogni maledetta buca nell’asfalto e lui non fa nulla per attutire gli urti. Ha voglia solo di continuare ad ascoltare la pioggia martellare, gli sembra l’unica cosa che abbia una vita da possedere, stanotte, l’unica che sembra avere un suono reale, un battito forte, un respiro vivo e incessante. Tutto il resto, compresi loro, sembra solo fingere di esistere.
Angela ha girato uno spino con la sua solita infallibile abilità e poi è tornata assorta in un qualche trip telefonico. Affondata nel sedile passeggero che di solito spetta a Susan, la ragazza di Vins, in paese dai suoi per gli ultimi giorni feriali. Angela è un passeggero di quelli che odieresti in condizioni normali o se non fosse lei, così bella e assente, affascinante ed eterea illuminata dalla luce artificiale bluastra sprigionata dallo schermo che le mette in risalto i tratti ipertesi del viso, le linearità orientali sottili e dure del suo volto, che fai caso solo a quello e sorvoli su tutto il resto. Te ne fotti del fatto che non toglie mai il sonoro, quando gioca o messaggia, che è capace di farti strippare. Un bip tecnologico che batte il tempo di quel viaggio e annullamenti mentali hi-tech per distrarsi dal nulla che accade intorno.
Tony vorrebbe scuoterla con tutta la sua forza. Dove sei Angela? Svegliati. Stiamo andando alla deriva. Ma forse questo Angela già lo sa. All’appello tutti assenti. Lo spino gira di mano in mano seguito in rapida successione da una bottiglia di miscela alcolica di gin e coca. Puro collante sociale. Ognuno fa i suoi due -tre tiri buoni e si tiene stretta la bottiglia tra le gambe pensando ai cazzi propri, il ghiaccio si è squagliato e nemmeno i genitali hanno un motivo per smuoversi. Il sodalizio tra loro tre rimane a un livello recondito, occulto ma pur sempre inesaurito. Sono d’accordo su un fatto non dichiarato e comunque inciso, che torneranno a casa a quattro zampe anche stanotte. In quella idea c’è l’unica presa di posizione di cui sono capaci. Un atto di ribellione, per quel che vale. Nessuna testa regnante di noie sovrane sarebbe caduta al patibolo per cambiare il corso di quella storia. E puoi pensare che non riuscirai mai a stonarti davvero chiuso dentro un’auto, comodamente seduto, ma te ne accorgerai, quando salirà come un orgasmo non appena metterai il primo piede in terra e ti sembrerà la gravità della luna.
Tony richiude gli occhi e si stringe le braccia attorno allo stomaco dopo aver passato il giro. Scivola nel sedile, si lascia ingoiare. Adesso la sua testa batte contro la plastica dello sportello o al meglio vi aderisce.
Non c’è musica in macchina. Di solito è così alta che a mala pena riescono a parlare. Di solito gli circola nelle vene, veloce ed elettrizzante, di solito sono pulsar, balugini di stelle. Ma stasera non c’è traccia di un loro riflesso sui muri di suono né di una nova in cielo. Assenze di cose da dire, cose da dirsi. Accettazioni auto esplicative. Pioggia. Il primo freddo a solleticare le ossa. Tutto è sospeso in un luogo imprecisato dello spirito. Allora l’assenza diventa un trucco per sopravvivere, superare i livelli di un tetris esistenziale; la sopravvivenza è una vita non del tutto vissuta e le loro sono vite mancate.
Tony ha riaperto gli occhi e Palermo scorre oltre i finestrini, veloce, bagnata dalle luci arancio dei lampioni che le colano sulla faccia e le squagliano il trucco da vecchia puttana. Le strade sono deserte, le case spente, le piazze disabitate. Palermo se ne frega di tutto. Chiusa dentro se stessa, bruttaddormentata, indifferente alla pioggia che la sta violentando e a quei tre che la stanno attraversando in attesa di schiantarsi contro le luci del giorno.
E pensare che a Tony era sembrata accogliente e loquace, sfrontata come una ragazzina. E se la scopava ogni notte penetrando dentro di lei, i primi periodi del suo arrivo in città dalla provincia dell’hinterland così remota e tetra. Ma Palermo prima o poi si rivela sempre per quello che è. E Palermo è mille cose diverse, e intanto che provi a definirla o a cercarti un tuo posto, lei ti definisce a suo modo e ti sbatte dove meglio crede. Ha fauci da mantide, bellezze menzognere, un matriarcato religioso, ha seduzioni miasmatiche. Palermo ti sbrana senza sensi di colpa. Ti lascia morire di sopravvivenza nelle sue strade lerce, nelle viuzze degradate. Palermo davvero se ne frega.
Tony si è steso sul sedile posteriore. Si è trovato una sacrosanta comodità orizzontale. Con quel mozzicone di cranio sul bomber di Vins che gli fa da cuscino. Tony è stanco. Stanco di questa città. Stanco di cercare un senso alla sua vita. Tony vorrebbe avere la rabbia per cambiare tutto quello che non ha mai scelto. Tony vorrebbe un’alternativa, non di luoghi o di gente, ma un’alternativa di sentimenti, di pulsazioni. Vorrebbe soltanto esistere in un modo diverso dentro questa notte senza odore, dentro questo silenzio, sotto questa pioggia. Vorrebbe come lei essere incessante. Adesso vuole solo tenere gli occhi chiusi e sentire le gomme che vanno. La leggerezza che innalza l’anima su altri livelli oltre quello del suono. Vorrebbe che la macchina potesse liberarsi dall’attrito dell’asfalto, catapultarsi nel cielo nero per un viaggio sonico di pure sensazioni lucenti. Lui e Angela, Vins e Susan in volo abbracciati, a occhi chiusi per non sentire lo schianto. Qualcuno là davanti finalmente accende lo stereo. Carica la traccia e innesca l’attesa. I Bush sussurrano una 40 miles from the sun che si stende sopra un velo di nicotina e hashish aspirato, senza smuoverlo. Una voce svenevole, in fin di vita. Iniziano a planare dentro un cielo che immaginano sgombro di nuvole e di fantasmi, sorvolando le cose, passandoci sopra senza ferirsi, sputando e pisciando di sotto impertinenti come i bambini, o forse gli angeli, degli ultimi banchi.
Angela ha steso il suo cappotto addosso a Tony.
- Angela – le sussurra, con la voce rannicchiata in gola.
- Sì, Tony…
- Svegliami quando siamo arrivati al sole.

(...)

 

 
Pietro Presti è nato a Gela nel 1981.
Vive a Parma tra alienazioni industriali e divertimenti sintetici. Ha pubblicato “Liberami dal male” (Ed. Clandestine 2005). Il suo luogo internet è
www.pietropresti.splinder.com