temalibero
 
 

 


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titolo: "UADJET"
collana
temalibero
autori: A. Lazzero - G. Facchini
Prefazione di Marinella Ferrero
ISBN 978-88-99021-56-6
€ 16,00 - pp.200 - © 2015
In copertina,elaborazione by “uaDJet” & Badtrip Graphic Concept.


Una setta fondata 5000 anni fa, l'omicidio di un imprenditore e politico egiziano, un'importante azienda di Torino e due promoters intenti a organizzare un enorme festival di musica elettronica sulla piana di Giza, all'ombra delle tre grandi Piramidi.

Questi i punti di partenza di una vicenda ricca di colpi di scena che ha come protagonista Roberto “Robb King” Chinghioli, dj e produttore discografico internazionale che, per via delle proprie scelte e delle imprevedibili circostanze, si trova coinvolto nel caso insieme all'ispettore Giulia Spagnoli. A tirare le fila, sullo sfondo, il misterioso professor Zahi Hasary e gli antitetici commissari di polizia Giovanni Galliano e Luigi Ferretti.

 
 

Qui sotto, nella sala conferenze dellHotel Atlantic di Borgaro Torinese, trovi il gran bel video della presentazione ufficiale di "UADJET", con Andrea "Frisk" Lazzero e Giancarlo "Molla" Facchini. L'attrice Marinella Ferrero conduce l'evento e legge un estratto dell'opera. Realizzazione e montaggio a cura di Soluzioni Artistiche Associazione Culturale. Soundtrack "KATUNG" by Hitfinders & Molla.
   
SI CONSIGLIA LA VISUALIZZAZIONE A SCHERMO INTERO


Con ritmo serrato e dialoghi pungenti, le indagini si sviluppano tra Italia ed Egitto, mentre a fare da chiave di volta saranno proprio le sottili e geniali intuizioni di Robb, che porteranno alla scoperta di false identità e a una resa dei conti, tanto inattesa quanto sorprendente, che metterà a dura prova l'equlibrio dei cosiddetti “poteri forti”…


 
Nasce una setta nell’antico Egitto. Si schianta un aereo passeggeri in Irlanda, tutti morti. Si organizza un concerto davanti alle piramidi. Chi è l’intruso? È un bel dilemma, ed è un bel libro a contenerlo, Uadjet, scritto a quattro mani con un ritmo costante e un piacevole intreccio, che insieme ci porteranno alla soluzione, alla scoperta dell’assassino... (leggi il commento coinvolgente di Claudio Della Pietà per senzaudio.it)
 


leggi l'intervista agli Autori su quotidianopiemotese.it

leggi l'articolo su www.soloparolesparse.it

leggi la recensione di opinionierecensionilibri.blogspot.it

 

 


Dalla Prefazione di Marinella Ferrero

Piramide di Cheope: 711 risultati. Piramide di Chefren: oltre 150 risultati. Piramide di Micerino: oltre 70 risultati. Piana di Giza: 611.000 persone hanno detto di essere state qui. Basta un click per vedere immagini, cercare informazioni. Se hai fatto un “selfie” con le piramidi, fotografato i pesci della barriera corallina, cavalcato un cammello per vedere la ricostruzione di una tribù beduina, con una jeep parcheggiata vicino alla tenda e che di notte riporta i beduini in città, avrai contribuito a creare la pagina Facebook di questi momenti. Facebook raccoglie informazioni e crea automaticamente una pagina dedicata ai luoghi di interesse dei propri utenti. Avrai contribuito a costruire in pochi secondi un millesimo di ricordi dell’antico Egitto che si perderanno nell’oceano del web.
Gli egittologi ritengono che la piramide di Cheope sia stata costruita in un periodo di tempo variabile tra i 10 e i 20 anni.
Costruite con un attento studio delle costellazioni e dell’astrologia, le piramidi rappresentano un simbolo di potenza in vita e sono luoghi dedicati alla continuità della stessa nell’oltretomba. Oggetto di interesse e di studio da parte degli archeologi, conservano un alone di mistero e il messaggio di affermazione di una cultura tramandata nel corso dei millenni. La volta celeste ospita tre stelle, allineate sulla stessa retta al centro della costellazione di Orione, in corrispondenza delle quali, si suppone, siano state costruite la piramide di Cheope, la piramide di Chefren e la piramide di Micerino, sulla piana di Giza, sovrastate dalla Sfinge. Le stelle di Orione erano associate a Osiride, il dio-sole della rinascita e dell’oltretomba.
Nell’immaginario collettivo l’Egitto è quindi la terra delle piramidi e dei faraoni, nonché meta “esotica”, accessibile alla società medio borghese europea. Le oasi, che interrompono le distese di sabbia egiziane, ospitano villaggi turistici dotati di ogni comfort, a pochi chilometri di distanza da musei e piramidi.
Come può esistere un punto di incontro tra il moderno e l’antico, tra i social network e i libri di scuola, in un paese radicato nelle sue tradizioni culturali e politiche?
Uadjet, con il suo intreccio narrativo avvincente, accorcia le distanze tra modernità e tradizione e apre una finestra che si affaccia sulle diversità culturali e sul ruolo dell’artista nel mondo.

Da sempre l’artista non è una figura professionale socialmente riconosciuta. Per quanto chi non faccia arte abbia costantemente bisogno di arte, per vivere meglio, l’artista è costretto a cercare fortuna altrove. Inizia così il viaggio, che come nelle migliori fiabe è ricco di avvenimenti e imprevisti, e costituisce un momento essenziale per la crescita dell’eroe alla ricerca di una realtà dove esista spazio per l’arte, dove ci siano persone che si occupano di organizzare eventi in modo professionale, dove le paghe vengano stabilite e corrisposte a fronte del lavoro svolto, dove l’arte sia davvero un lavoro. Ed è proprio l’esperienza in Egitto degli autori che li spinge a regalarci una fotografia della vivacità culturale del paese delle piramidi e dei villaggi turistici.
Il cambiamento generazionale e la velocità che ci impone la tecnologia possono aiutare la nostra mente ad accettare, senza difficoltà, che un Dj suoni i suoi dischi tra le piramidi in una notte stellata, creando un momento di aggregazione, che verrà immortalato, pubblicato sul web e tramandato con un semplice click.
Esserci, apparire, mostrare il momento al posto di viverlo. Questi sono i messaggi della società moderna che ci bombardano quotidianamente. L’arte della musica, l’arte della scrittura, l’arte della recitazione e tutte le arti in genere, permettono alle tradizioni di non piegarsi alla fugacità e alla frivolezza del mezzo, ma fanno del mezzo un espediente nuovo per tramandare e preservare messaggi moderni e antichi, che sono ormai destinati a convivere, nel rispetto reciproco.

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Brani tratti da "UADJET"

Prologo
Inebu-Heg, Egitto. 3149 a.C.

(...)

Menes piegò la testa in segno di ringraziamento, un gesto inconsueto per un dio-re, e si alzò in piedi. La sua figura si stagliava sui capi-tribù seduti. Con un cenno del capo diede il segnale a Setep per liberare due cobra reali da un sacco di lino. Le due serpi caddero a terra e subito iniziarono a strisciare in direzione di Menes, che sfilò dalla testa la corona bianca e rossa, simbolo dell’unificazione. Setep si fece avanti pensando che il suo signore volesse affidargliela, ma indietreggiò subito quando vide che, tenendola saldamente con entrambe le mani, Menes iniziò a fissare negli occhi ognuno dei ventidue presenti, mentre i cobra avevano preso a cingere le sue gambe, per arrampicarsi sul suo corpo.
“Fratelli, fino al momento in cui il potente Ra mi ha benedetto tramite i messaggeri blu venuti dal cielo, come sapete, la mia vita era quella di un semplice soldato di Thinis, quarto figlio di un coltivatore. La mia investitura a dio-re è un dono, e so che per conservare questo dono ho bisogno dei vostri favori. Le parole di Hathes mi rallegrano, e rischiarano il nostro futuro. Nulla potranno i mille eserciti dell’Est contro il grande Egitto unito. Qui, oggi, noi giuriamo fedeltà eterna tra le nostre tribù, e renderemo grazie ogni giorno delle nostre vite, come faranno i nostri figli, e poi i loro, fin quando l’occhio di Ra vorrà.”
I serpenti erano all’altezza delle spalle e si indirizzavano verso la corona, uno da destra e uno da sinistra, con simmetria e sincronia divina. Menes riprese.
“Per la gloria di Amon-Ra e con la benedizione di tua sorella, la dea madre Nakhbet, noi ti invochiamo, nostra dea protettrice, e ti giuriamo devozione eterna. Veglia su questi tuoi figli, che interverranno in ogni modo e in ogni tempo per conservare l’ordine del mondo e sconfiggere i devoti al Caos che intendano sovvertirlo. Nulla potrà vincerci, nessun esercito profanerà i tuoi templi, né ora né mai. Mostra la tua presenza al tuo figlio dio-re e benedici questi tuoi sacerdoti, o Uadjet!”
Un fulmine squarciò la notte, illuminando ancora di più il cielo di Inebu-Heg, nello stesso istante in cui i due cobra si alzarono facendo leva sulle mani di Menes, come a difesa della corona, e i ventidue capi-tribú si alzarono di scatto dai sedili che avevano occupato, per inginocchiarsi davanti al segno della dea. Uadjet aveva accolto le parole del suo figlio, la setta era nata.

(...)

Capitolo 8
Aeroporto di Milano-Malpensa. 21 Luglio 2014

L’aeroporto era quasi completamente vuoto, il grosso delle partenze per le mete vacanziere più gettonate aveva affollato lo scalo in mattinata, e la consultazione dei monitor di servizio era tranquilla, c’era solo una signora, palesemente Americana, che occupava parecchio spazio tra la sua stazza fisica e una quantità di bagagli non ben identificabile. Guardandola si chiese quanto avrebbe dovuto pagare di costo extra bagaglio, e che cosa mai ci fosse dentro tutte quelle valigie. Eccolo! Il volo delle 20.10 per Il Cairo aveva il check-in al banco 8. Il gate, invece, era l’ A-12.

Avvicinandosi al banco 8, Robb vide un capannello di gente e temette che ci fosse fila, ma proprio mentre rallentò il passo pronto a fermarsi dietro di loro, questo nugolo di persone si spostò sulla destra; capì che dovevano essere una famiglia, o comunque una comitiva che viaggiava insieme. “Meglio così”, pensò, “ho solo quel signore davanti”.
Uno sguardo all’impiegata al banco, giovane ma non giovanissima, un controllo alla tasca del borsello a tracolla dove aveva il passaporto pronto per essere estratto, poi prese in mano il cellulare, per controllare se ci fossero aggiornamenti. Il signore davanti a lui catturò per qualche istante la sua attenzione: era alto, grosso, indossava un abito di lino color champagne, un po’ liso, ed era chiaramente egiziano. Non fece in tempo a riabbassare lo sguardo sul telefono, quando sentì imprecare a voce alta. Era stato quello stesso uomo, che era stato urtato da un altro nordafricano che stava attraversando l’atrio correndo. Lo vide toccarsi all’altezza della coscia sinistra, probabilmente per una ginocchiata.

”Mr. Musharraf, sto facendo il più velocemente possibile, mi creda, e lei è perfettamente in orario per l’imbarco, quindi la prego di mantenere la calma.” – questa volta era stata l’impiegata al banco a alzare leggermente la voce, per spiegare a quello che aveva appena scoperto chiamarsi “Mr. Musharraf” che non era il caso di alterarsi.

“Lei non capisce, signorina, io devo fare delle telefonate prima di raggiungere il gate, non posso stare qui a perdere tempo, non posso.”

L’impiegata non lo guardò nemmeno, talmente stava sbracciandosi per completare la procedure il più velocemente possibile, e in pochi secondi gli riconsegnò il passaporto, con all’interno la carta d’imbarco. L’egiziano arraffò i suoi documenti e si indirizzò con fare trafelato verso la zona di controllo che precede l’ingresso ai gate. Rob avanzò con passo lento, sorridendo all’impiegata che aveva sfruttato i pochi secondi a disposizione tra i due passeggeri da servire per reclinare la testa indietro e emettere uno sbuffo liberatorio.

“Buongiorno.” – esordì Rob, con le labbra ancora inarcate per il sorriso.
“Buongiorno.” – rispose l’impiegata, con ferma cordialità, quasi simulando che non fosse appena successo nulla.
“Nessuno ha più pazienza, eh? Siamo tutti di corsa, sempre.”
“Ah, ma io finisco il check-in di questo volo e per oggi ho finito.”
Robb capì che non era il caso di adoperarsi per costruire una conversazione che, vista la scarsa cordialità dell’impiegata, molto probabilmente sarebbe stata a senso unico, quindi consegnò il passaporto e attese che gli venisse restituito, sperando di avere un posto vicino ai portelloni, così da poter uscire velocemente, una volta atterrati.

“Grazie e buon viaggio, signore, arrivederci.” – Il posto assegnato era il D-5.
“Grazie a lei, e buon riposo, per quando sarà!”

Non c’era molta gente alla barriera dei controlli, e tutti sembravano essere viaggiatori abituali, si preparavano già stando in fila per velocizzare i tempi, sfilando la cintura dai pantaloni, svestendo i gioielli e gli orologi e estraendo i computer portatili dalle borse da viaggio.
Vista la poca fila Rob si diresse verso i bagni vicino ai metal detector, realizzando che aveva sete, e che quindi, passato il controllo, avrebbe potuto acquistare una bottiglietta d’acqua nello spazio internazionale che precede i gate. La porta dei bagni era chiusa, con un oblò un po’ offuscato dal vapore che non rendeva facile vedere dall’esterno. Tese la mano per spingere la porta e entrare, ma la ritrasse subito, perché qualcuno stava uscendo. Anziché spingere la porta verso l’esterno, quell’uomo la tirò a sé dall’interno, aprendola quasi come fosse il più attento maggiordomo in attesa di qualcuno da servire e ossequiare.

“Oh, mi scusi, signore, spero di non averla spaventata.”
“No, si figuri, anzi la ringrazio per aver aperto.”
“Grazie a lei, le auguro una buona giornata!”
“Come? Ah, oh, grazie, anche a lei, arrivederci!”.

Tanto fu gentile quell’uomo quanto fu svelto nello scivolare via, lasciando Robb stupito da quella cortesia addirittura eccessiva. Scosse la testa sorridendo e si avvicinò ai lavandini, lavando le mani e rinfrescandosi in viso. Gli asciugatori automatici erano una grande invenzione, pensò, ma completamente inutili se uno deve asciugarsi la faccia. Due passi asciugando l’acqua dagli occhi con le mani e era vicino agli stanzini prefabbricati dei W.C., tutti chiusi tranne uno, socchiuso, proprio davanti a lui. Tirò la porta a sé e sentì una vampata di calore, di sgomento, salire velocissima alla gola. Indietreggiò dallo spavento, quasi scivolando all’indietro e fermandosi solo contro i lavandini.
Urlò con tutta la forza che sentiva di avere, ma le urla si strozzavano in gola, e sembravano non bastare. Attimi sicuramente velocissimi, ma che sembravano eterni. Non aveva mai visto un morto prima, o perlomeno non al di fuori di una bara o non sdraiato sul tavolo di una camera mortuaria. Tutte situazioni in cui il visitatore si reca volontariamente dalla persona che è mancata, mentre in quel momento, pur essendo quell’uomo senza vita un perfetto sconosciuto, Robb non era pronto a vederlo così, inerme a terra, ripiegato su se stesso, tra il W.C. e una parete di prefabbricato, la testa appoggiata contro il marmo freddo, il busto piegato così innaturalmente.
Sentiva gli occhi pulsare, probabilmente dallo sforzo fatto per urlare, il respiro era affannato e i sensi offuscati, ma si mosse in direzione della porta, quella stessa porta che gli era stata aperta non più di cinque minuti prima, per cercare aiuto, e, comunque, per allontanarsi. La porta venne di nuovo aperta, da e verso l’esterno, e dietro si stagliarono le figure di due donne di bassa statura, con un camice azzurrino indosso; due addette alle pulizie, come confermato dai guanti che portavano alle mani.

“Signore, che succede? Sta bene? Abbiamo sentito urlare!”
“Un morto, lì, nel bagno… Ma che cazzo? Guardate lì, è morto!”

Le due donne si sporsero verso il bugigattolo aperto, si affacciarono e videro il corpo, rimanendo a loro volte provate dalla macabra visione.
Arrivarono altre persone, che entravano in bagno chiedendo cosa fosse successo, in pochi secondi si creò un capannello disordinato di gente, mentre Robb si era appoggiato con la schiena a un muro, il capo chino in avanti, la mano destra sulla fronte, per riprendere fiato. Sentì rumore di tacchi avvicinarsi di corsa, e vide due poliziotti girare l’angolo del piccolo corridoio che separa uno degli atrii dell’aeroporto di Malpensa dal bagno in cui si trovava.

“Signori, calma qui! Che succede?”

La più bassa delle addette alle pulizie si fece avanti: ”Gianni, c’è un morto qui nel bagno, non si muove.”
L’altro poliziotto iniziò a parlare a voce alta, voltandosi verso tutti i presenti: ”Forza, signori, allontaniamoci, per cortesia. Ora interveniamo noi, vi prego di mantenere la calma e di allontanarvi, abbiamo bisogno di sgombrare lo spazio.”
L’agente che aveva parlato per primo, quello chiamato per nome dalla donna, si accovacciò vicino all’uomo che giaceva a terra, tastò il polso e, guardando il collega, confermò a voce bassa: “È morto.”

(...)


 
 
 

 


Andrea "Frisk" Lazzero
, 33 anni. Producer, DJ, performer. Nato artisticamente nel 2001 nel circuito radiofonico piemontese, ha sviluppato competenze registiche e di direzione di produzione che l'hanno portato a iniziare l'attività discografica con la digital label indipendente Hitfinders Music Group, attraverso la quale ha firmato e pubblicato più di 120 brani con il progetto elettronico "Hitfinders & Molla" e preso parte a produzioni di caratura internazionale. Ha all'attivo oltre 1.500 serate come dj e performer.

“UADJET” è la sua prima opera letteraria.
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Giancarlo "Molla" Facchini

nasce a Lovere (BG) il 25/09/1980.
Laureato in Ingegneria Gestionale presso l'Università degli Studi di Brescia, è dal 2001 deejay e produttore discografico sotto svariati pseudonimi. Si è esibito su palcoscenici prestigiosi e ha collaborato con le etichette e gli artisti più importanti della scena EDM italiana. Dal 2008 è titolare della Mat.en srl, azienda che si occupa di zerbinistica tecnica e tradizionale ed è responsabile della sezione “Artisti e Repertorio” per la label Hitfinders Music.

“UADJET” è il suo primo libro.

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