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titolo: "Un viaggio"
collana blocknotes
autore Sarah Cerreti
ISBN 978-88- 99021-15-3
€ 10,00 - pp.83 - © 2015.


 

In un mondo sotterraneo, poiché il Nulla ricopre l’intera superficie del pianeta, i protagonisti intraprendono un viaggio.

Una serie di eventi, a volte tragici e altre volte piacevoli, li aiuteranno a riscoprire se stessi...


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leggi l'intervista di Francesca D'Arrigo a Sarah Cerreti per il carrettino delle idee.com testata giornalistica settimanale

 

 

leggi la recensione di Francesca Mola per Extra! Music Magazine


Tutto ha inizio con l’arrivo di Joi.
L’uomo sconvolgerà con la sua presenza la vita ordinata e statica di Mara e Noire, coinvolgendole nella ricerca di suo padre misteriosamente scomparso. Altri personaggi si affiancano ai protagonisti durante il tragitto, tra cui Amanda, la ragazza che vede il futuro e Roby, l’uomo che non riesce ad avere un’identità…

 

 

 

Brano tratto da "Un viaggio":

Intro

Ho ritrovato gli appunti del nostro viaggio, sto cercando di sistemarli affinché mio figlio possa conoscere meglio Joi. Non credo che dopo la sua morte sarò più in grado di ricordare.
Abbiamo raggiunto zone lontane, costruendo igloo in tempi sempre più celeri. Joi sta pescando, ormai è un esperto, ritaglia un cerchio nel ghiaccio e con un bastone appuntito trafigge la preda. Temo la sua morte. Ho il pancione, mi affatico facilmente, mi chiedo sempre più spesso se mio figlio nascerà…
Tornare indietro da sola sarà molto più difficile.
Ci sarà una tormenta, non avevo mai visto la neve cadere, credo che starò fuori a guardare finché il vento non s’alzerà.
Ieri notte ho sognato un bambino, era biondo, correva in un campo di girasoli. Correva sempre più velocemente, i fiori crescevano e lui rimpiccioliva fino a scomparire. Il giallo dominava cielo e terra; le corolle, gli steli, perdevano i contorni definiti, li vedevo doppi, tripli, quadrupli.
Infine, tutto si amalgamava in un’accecante luce gialla.
Quando stamattina ho riaperto gli occhi, ero serena.

uno
(Joi)


Voglia di frutta fu il mio primo pensiero al risveglio.
La casa era silenziosa. In cucina, per terra, una cassetta di prugne mi tentava. Erano tonde e scure.
Soffitti alti, pareti bianche, interni spogli.
Nella stanza di Noire un armadio e un materasso a due piazze il solo arredo. La mia camera si affacciava sul prospetto principale. Il pavimento in ceramica, decorato oro su fondo blu notte, veniva interrotto da un materasso singolo al centro esatto del volume cubico. Il palazzo antico, su tre livelli, dei quali noi occupavamo parte dell’ultimo, presentava una facciata classica. Bugnature a pian terreno, edicole e fregi di cornice alle finestre dei piani nobili. L’ingresso era perennemente chiuso da un grande portone in legno massiccio.
La nostra vita venne fortemente scossa dall’arrivo di Joi.
Prima di allora, le giornate per me e Noire si susseguivano identiche tra loro.
Al mattino trascorrevamo il tempo a leggere, ascoltare della musica, chiacchierare, oziare piacevolmente.
Era improbabile che uscissimo di casa, a meno che non dovessimo fare scorte alimentari, in questo caso, la breve visita ai mercati generali diveniva necessaria. Una vita riservata, la nostra, come quella d’ogni altro abitante della zona.
Gli inquilini del secondo piano erano sicuramente i più eccentrici. Si muovevano solo di notte. Eravamo riuscite a incontrarli una volta in occasione del mercato ortofrutticolo di fine mese. Incredibilmente pallidi e magri.
Soffrivano della stessa forma di fobia: paura della luce, per questo le persiane di mezzo del nostro palazzo venivano aperte solo a tarda sera. Il nome del figlio maggiore era l’unico trapelato: Fausto. Non che c’importasse di loro né della coppia d’anziani, i Sullivan, nostra dirimpettaia; quanto meno con i Sullivan il saluto veniva spontaneo.
Il nostro era un palazzo confortevole.

Un mattino, arrivò Joi. Fu Noire ad accoglierlo, gli diede la camera che sta di fronte alla mia. Un ramo di pesco, cresciuto fin dentro casa, non permetteva di abbassare la serranda né chiudere le imposte, per questo quella camera era sempre vuota. Nessuno riusciva a dormire con quella luce abbagliante, ma probabilmente Joi non aveva grandi pretese.

Quel giorno, tornando dai mercati generali, notai strani bisbigli e sguardi fuggitivi tra i vicini, in quel momento ne fui parecchio sorpresa. Rientrata a casa mi accorsi che dalla stanza del pesco proveniva una musica. Mi affacciai sulla soglia. Un uomo stava seduto in terra, a gambe incrociate, suonando una tromba.
- Salve - mi sorrise.
Richiusi velocemente la porta e tornai in camera mia.
Ecco spiegato l’atteggiamento dei condomini! Chi era quell’uomo?
Non ero riuscita a vederlo bene. I capelli lunghi e la folta barba nascondevano il volto lasciando solo intravedere gli occhi. Decisi di fingere indifferenza con Noire, ero troppo arrabbiata, come si era permessa di lasciare entrare un estraneo in casa nostra!? Quando si alzò, tentò invano di comunicare con me, finsi di dormire e lasciai che bussasse inutilmente alla mia porta.

(...)


 
 

Sarah, Carola, Donatella, Alfonzetta Cerreti vive a Messina.
Laureata in Architettura, esercita la libera professione.

Questo è il suo primo libro.

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