i quaderni di Cico
 
 

 

 

 

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titolo:"Da Ian Curtis a Fabrizio De André"
collana i quaderni di Cico
autore Davide De Santis
ISBN 978-88-95106-56-4
© giugno 2009 - € 10,00 - pp. 97
in copertina,
illustrazione di Simone Pieralli


Musica, la particolare e incessante
volontà di trasgredire. Quella che nasce
dal vuoto che risale dal lampo,
delicata precisa e caustica,
violenta e sovrana. Dotata di febbre
e di buona salute. Solo quel tipo di musica
poteva aiutarlo ad affrontare
le voragini dei giorni e il senso delle cose.
Premi l'interruttore. Spegni la luce.
La riaccendi. La spegni ancora.
Devi toccare con mano tutto ciò che ti tocca…

Una storia lucida e reale.
Serena e scanzonata quanto vera e profonda.
Il trip della droga raccontato con lo stomaco
di chi ha prima toccato il fondo
e poi gli ha preso di risalire.

(Paolo West)

 


(brani tratti da "Da Ian Curtis a Fabrizio De André")

(...)

Avevo la mia collezione di dischi di Fabrizio e Ian ad alleviare i momenti grigi e i problemi fisici di astinenza che aumentavano, anche se le palle che raccontavo davvero non reggevano più: ormai non credevo neanche più io a quello che dicevo. Prima della convivenza quindi, un po' per il grande trambusto della ricerca dei mobili, un po' per l'idea affascinante di costruirmi qualcosa di mio, e naturalmente soprattutto per la promessa che avevo fatto alla mia metà, ero riuscito a disintossicarmi completamente, tra pastiglie di Subutex, anti-dolorifici, quantità industriali di Valium e sedute di gruppo al SERT, stile alcolisti anonimi del martedì sera. Queste riunioni erano abbastanza ridicole, c'erano delle persone pazzesche che parlavano delle proprie esperienze, nessuno aveva una storia come la mia, quindi era davvero difficile trarre riferimenti validi da quelle riunioni, ero proprio un caso più unico che raro come dicevano i miei amici, però continuai a frequentarle perché era un po' come andare al cinema.

(...)


La traduzione dei testi dei Cure e dei Joy Division mi portò ad appassionarmi così tanto alla letteratura, in particolare a quegli autori da cui Smith e Curtis presero spunto per i testi dei loro brani, che a scuola in quinta superiore, in italiano ero diventato un mostro! Studiavo da solo cose che erano fuori programma, da Kafka a Baudelaire, da Kierkegaard a Nietzsche. Una volta esponendo davanti al prof la “filosofia dell'aut aut”, con una classe stordita e meravigliata dalla parlantina che mi era venuta, l'insegnante di lettere a momenti si commuove e mi abbraccia per la felicità. Vagli a spiegare che quella passione non era merito suo, ma di Ian Curtis! Comunque fu lo stesso bello farglielo credere.

(...)

Con le pere è come se ogni volta stai per morire e poi resusciti.
In quel periodo dovevo darci un taglio, ma la droga è come una relazione con una bellissima donna capricciosa: ti porta via un sacco di soldi, stai male quando non c'è, ma la sera quando torni a casa tutte le preoccupazioni e le paranoie svaniscono di fronte all'alzarsi delle sottane, un paio di ore di puro sesso liberano la mente e ti sfoghi più che a sollevare dei cazzuti pesi in palestra. Dopo che sei venuto iniziano le rotture di coglioni e pensi: questa è l'ultima volta mai più! Ma il problema dov'è?

(...)

Non per forza devi avere una relazione, c'è il sesso a pagamento e arrivederci e grazie. Sì ma è sterile, non c'è passione, i baci sono importanti, la lingua è fondamentale, altrimenti lo infileremmo nel calorifero e sarebbe morta lì. Ma è proprio qui il punto: la droga è meglio del sesso, su questo non c'è dubbio; Mark Renton aveva ragione, scommetto che qualsiasi persona, anche la più inserita, la più timorosa, la più pignola e ligia, mio padre ad esempio, se provasse una sola volta lo speedball, non potrebbe non dire che sia stata l'esperienza più sconvolgente che abbia mai provato; nessuna donna può averlo fatto godere così e in un attimo tutte le visioni di miseria, bruttura, a cui hai sempre associato la droga svaniscono, te le scordi! E quando lo hai fatto una volta pensi che non sia così peccaminoso, quell'energia di calore ti copre tutto il corpo e ti senti luce, trasparente e intoccabile. Credo che quando si sta per morire si senta la stessa sensazione, la pace assoluta…

 

(...)

 

 
 
Davide De Santis è un trentottenne cyber-operaio alienato dalle nuove tecnologie, milanese di adozione, extracomunitario per vocazione. Musicista fallito, ha militato in varie band garage-punk-wave dallo scarsissimo successo.

Questo è il suo romanzo d'esordio.