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Mauro Fodaroni autore di Bar Mattatoio intervista a cura di Giuseppe Iannozzi
Vivo a Città di Castello e lavoro a Perugia in unagenzia doganale. Mi faccio più di cento km al giorno per andare al lavoro passando per le colline di una strada provinciale che somiglia molto al mio paradiso immaginario.
Fante è sicuramente il colpevole. Steinbeck, Céline e Carver gli hanno dato una mano. A farmeli conoscere è stato Bukowski. Apprezzo Ammaniti perché sa usare molto bene lo spirito del tempo per la caratterizzazione dei personaggi. 3. Che io sappia Bar Mattatoio è il tuo primo lavoro (pubblicato). Qual è stata la sua genesi? Prima di Bar Mattatoio mi avevano pubblicato racconti e poesie in varie antologie letterarie e la mia poesia Contro un Uragano è stata segnalata al primo premio nazionale Villa Torlonia di Roma. Volevo scrivere un libro sui cambi di vita e suoi buoni maestri. Avevo la fabula di Bar Mattatoio in testa e giorno dopo giorno le immagini delle scene principali si andavano componendo, così ho deciso di provarci. Una volta terminato dovevo scegliere il range di editori la cui linea editoriale rispecchiava il mio romanzo. Entrai nel sito di Cicorivolta mi sentii rapito dal caos che regnava e fu amore a prima vista.
Fante diceva che uno scrittore deve fare tanto con poco. Gli autori contemporanei, a differenza degli scrittori del passato, hanno molti mezzi dinformazione in più e attraverso di essi è più comodo entrare nella testa dei lettori. Quindi non ho avuto la necessità di parlare per forza del mio vissuto, anche se credo che in tutto quello che scriviamo dobbiamo essere autobiografici, vuoi per la storia, oppure le caratterizzazioni. Questo per evocare nel lettore le sensazioni di realtà, per fargli dire quel famoso Sì, è veramente così a quel punto il lettore lo prendi, altrimenti fiuta limbroglio e il tuo romanzo finisce sotto la gamba più corta di qualche comodino. 5. Michele e Anita sono i personaggi principali del romanzo. Michele non ha avuto una vita particolarmente felice. Ha abbandonato lUniversità e ha scelto di passare le sue giornate insieme ad alcuni derelitti che bazzicano il bar Mattatoio. Si può dire che non cè una vera e propria relazione affettiva con i genitori. E fa presto così il dramma a consumarsi: Michele si spara in vena una pera nel tentativo di anestetizzare il dolore di fronte allatroce spettacolo della madre morta sgozzata. E finisce in coma. La visione che porti della realtà è molto cruda, spietata e rabbiosa, senza possibili limpidi orizzonti. Perché? È una questione di gusti. Sono sempre stato attratto dalle storie degli emarginati. Nel libro avevo bisogno di generare un trauma, necessario alla nuova vita del protagonista, per obbligarlo a muovere i suoi primi passi da solo, uscire dal bar e confrontarsi con gli altri. E anche per rendere credibile il suo carattere; che altrimenti, se il lettore non entrasse in empatia con lui, risulterebbe solo quello di un cinico, stronzo e misogino. 6. Anita, quella che potremmo dire la ragazza della porta accanto, è lunica persona che abbia un po di considerazione e di pietà per Michele una volta che si risveglia dal coma farmacologico. Arriva al punto di regalargli un notebook. Tuttavia Anita non è soltanto la ragazza della porta accanto, è anche una che la dà via per portare a casa la pagnotta. Ti porgo ora una domanda un po imbarazzante: conosci da vicino, per esperienza diretta, il mondo della prostituzione? Ragazze come Anita ce ne sono tante, e se il loro mestiere venisse regolato non ci sarebbe niente di male, anzi. Io purtroppo non ho mai ricevuto soldi per fare sesso 7. Michele è una sorta di chansonnier, un poeta arrabbiato: scrive poesie, talvolta le mette anche in musica. Chi è Michele? Solo un personaggio inventato, o tu, Mauro Fodaroni, sei stato forse anche ispirato da una o più persone che hai avuto modo di conoscere? Per vestire i panni di Michele Fanti ho faticato non poco. Essendo il romanzo in prima persona, ogni respiro, ogni smorfia e ogni dialogo del protagonista dovevano essere coerenti col suo vissuto. Non sono Michele Fanti e lui non è Mauro Fodaroni, ma in certi giorni mi sono ritrovato a pensare come lui. Ed è proprio in quei giorni che ho pensato che il romanzo poteva funzionare. Comunque con lui condivido la passione per la musica e la poesia. 8. Anita è una ragazza che fa la vita; tuttavia, almeno in apparenza, è una persona dotata duna rara pietas e sensibilità. Non è forse unidea un po romantica che una donnina allegra possa innamorarsi del suo vicino di casa? Volevo far raffrontare Michele, una volta uscito dal bar, anche con lamore e le sue varie forme. Anita, che conosce bene il dolore, prova subito un forte affetto per Michele. Lei rappresenta per me il bene, che è forse la forma damore più puro. Poi cè quello della collega e quello di Fiore, ma questo lo lascio al lettore. 9. Seppur in maniera quasi trasversale, la vita di Michele subisce una svolta grazie allinteressamento di un prete che gli procura un lavoro. Quanto è importante per Michele la Fede. E, quanto lo è per te, Mauro? Michele non pensa alla Fede, e il prete non cerca nemmeno di convertirlo; infatti il protagonista ha già subito una drastica conversione nel senso di cambio di vita e il prete pensa più a curarlo nella mente. Quindi, in un certo senso, per Michele la Fede è una cura. Per me la Fede è un dono fondamentale per riuscire ad amare la vita. 10. Attraverso Bar Mattatoio era tua intenzione lanciare un messaggio sociopolitico? Ho amici sia di destra che di sinistra e trovo del bene e del male in ogni ideologia. Ma prima della politica luomo deve ancora pensare a questa società e a come tratta i propri simili. Per troppi aspetti viviamo ancora in una sorta di preistoria della società. In Bar Mattatoio ho fatto dire al nonno un po di cose che mi stavano a cuore, cose che si capiscono solo andando, per sbaglio, in un fast food di una grande città, dopo aver dato un morso a uno di quei coscetti di pollo fritti. 11. Tu, Mauro Fodaroni, guardi con interesse a una particolare corrente letteraria/narrativa, o segui in maniera esclusiva soltanto il tuo istinto creativo? Ho seguito con interesse i cannibalifinché non sono diventati vegetariani e allineati. Un po il discorso del musicista che fino a quando ha fame fa ottima musica e dopo il successo diventa un prodotto cellophanato e con codice a barre. 12. A chi è destinato Bar Mattatoio? Cè una potenziale fascia di lettori che non può davvero far a meno di leggerti? Bar Mattatoio è un romanzo di formazione. Dopo averlo terminato lho sottoposto a un gruppo di lettura molto eterogeneo, di cui mi fido molto, per capire a chi poteva piacere in maniera particolare e a chi no. Sono rimasto sorpreso, ad esempio, dallo scoprire che è piaciuto tanto al pubblico femminile di ogni età. 13. Stai già lavorando a qualcosa di nuovo? Hai voglia di portare a conoscenza del pubblico che ti segue quelli che sono i tuoi progetti per il futuro? Ho terminato la prima stesura del secondo romanzo, quello che ho incominciato durante la realizzazione di Bar Mattatoio perché avevo bisogno di un po di pausa dal protagonista. Sentivo la necessità di svestire i panni di Michele Fanti e del suo vissuto sofferto e di scrivere qualcosa di più divertente. Così ho battezzato una delle idee che stavano prendendo corpo e pagina dopo pagina mi accorgevo che poteva funzionare. Come sai, la prima stesura equivale ad una fase molto embrionale e quindi avrò bisogno ancora di un po di tempo prima di intasare le cassette della posta degli editori con la storia intrecciata di un trentenne che pensa di avere sposato unaliena e che viene convocato dai suoi vecchi compagni di squadra dopo venti anni, per la rivincita di una partita persa venti a zero; e di un giornalista che è stato buttato fuori dalla Rai per una gaffe in mondovisione ed è finito nella redazione di una testata giornalistica locale sotto le grinfie di un direttore sgrammaticato e un editore/Re dellinsaccato che vuole esportare il Piggyburg in America. Ti
auguro tutta la fortuna che meriti, Mauro.
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