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Federica Pistono

 

Federica Pistono. Letteratura Araba
Occidente e mondo Arabo a confronto
Alla scoperta di Ghassan Kanafani e Zakariyya Tamer

a cura di Giuseppe Iannozzi


1) Federica Pistono, con Cicorivolta edizioni, hai pubblicato diverse traduzioni di romanzi e racconti appartenenti alla letteratura araba: in particolare hai curato e tradotto Ghassan Kanafani (L’altra cosa. Chi ha ucciso Layla Al-Hayk?, Uomini e fucili e L’innamorato) e Zakariyya Tamer (Primavera nella cenere e altri racconti e Il tuono). Prima di parlare delle opere di questi grandi della Letteratura araba e non, mi preme di chiederti questo: come e quando hai capito che la tua vocazione non sarebbe potuta esser altra se non quella dell’approfondimento della cultura araba?

Quando ho cominciato a studiare l’arabo, sapevo solo che il mondo arabo e la sua cultura mi interessavano e mi affascinavano immensamente: studiavo di tutto, dalla storia alla politica, dalla grammatica alla religione. Quando la mia conoscenza della lingua araba mi ha consentito di leggere racconti e romanzi, ho capito che la mia passione era la letteratura, anche perché la letteratura è sempre stata al centro dei miei interessi, a partire da quella italiana.
Tradurre letteratura araba è diventato il mio grande sogno, conoscerla per farla conoscere agli altri.

2) Ghassan Kanafani e Zakariyya Tamer: su questi due autori si è concentrata la tua attenzione. Il primo ha purtroppo subito un destino tragico, mentre Tamer, pur dovendo affrontare non poche traversie, ancor oggi ci onora con la sua presenza e con la sua penna. I due succitati autori hanno qualche cosa in comune, oltre alla lotta contro l’oppressione sociale nei loro rispettivi paesi?

Ghassan Kanafani e Zakaryya Tamer hanno apparentemente poco in comune. Al centro delle opere di Kanafani troviamo sempre, o quasi, la questione palestinese, i temi della guerra, dell’esilio, della perdita della patria. Tamer è, invece, un autore di storie fantastiche, un maestro del racconto breve. A una lettura più attenta, emerge dalle opere di entrambi un’angoscia profonda, che è quella dell’individuo privato della libertà. Questo senso di oppressione assume forme molto diverse nei due scrittori, ma è chiaramente percepibile in entrambi. Per Kanafani il discorso è semplice e scontato, non c’è quasi romanzo o racconto che non tratti il tema della lotta per la libertà. Tamer, invece, sceglie il racconto fantastico per dar voce al suo malessere, pensiamo ai tantissimi racconti che trattano di persone improvvisamente sequestrate dalla polizia, torturate e spesso uccise per motivi che sovente non capiscono. C’è tutta l’angoscia dell’uomo che vive in un regime totalitario, violento e brutale, che non esita a soffocare nel sangue l’ansia di libertà del cittadino.

3) Gli autori che hai riscoperto sono dei classici, eppure in Italia mancava un editore che proponesse le loro opere. Nel corso degli anni ci sono stati dei tentativi di portare alla luce di critica e pubblico Ghassan Kanafani e Zakariyya Tamer, ma quasi sempre per un mercato di nicchia. Oggi, grazie a te, Federica Pistono, e a Cicorivolta edizioni, finalmente anche in Italia si comincia a parlare in maniera seria di questi autori. Com’è stato possibile che per tanto tempo Ghassan Kanafani e Zakariyya Tamer siano stati pressoché ignorati dall’editoria italiana?

Credo che il problema sia complesso. Innanzitutto, nel caso della narrativa orientale, e araba in particolare, abbiamo di fronte una narrativa che presenta un approccio non sempre facile e immediato per il lettore occidentale medio. I ritmi narrativi sono diversi da quelli ai quali è abituato, per esempio, un lettore italiano. Questo fatto restringe inevitabilmente il cerchio di persone disposte ad affrontare le novità, a leggere libri che presentano diversi piani di lettura, a volte non immediatamente percepibili e facilmente identificabili . Di conseguenza, questi libri sono stati sempre destinati a un mercato di nicchia, fatto di esperti e appassionati. Non è una scelta facile, per un editore, pubblicare narrativa araba. Bisogna trovare un editore che, come Cicorivolta Edizioni, conosca e apprezzi questo tipo di letteratura, e sia desideroso di divulgarla sul mercato italiano.

4) Ghassan Kanafani e Zakariyya Tamer cos’hanno da insegnare alla presunzione del mondo occidentale?

Certo, a volte il mondo occidentale è presuntuoso nei confronti di quello arabo, nel senso che presume di conoscerlo, quando, in realtà, al di fuori di una ristretta cerchia di ‘addetti ai lavori’, spesso mancano, al lettore occidentale, le coordinate minime per orientarsi all’interno della cultura araba. C’è, ad esempio, una gran confusione tra mondo arabo e mondo musulmano, si crede diffusamente che certi aspetti estremi della vita di alcuni paesi musulmani siano comuni a tutto il mondo arabo. Questi pregiudizi e fraintendimenti sulla cultura araba sono dovuti a un’immagine volutamente fuorviante che una parte dei media è riuscita a imporre, per motivi che nulla hanno a che fare con la letteratura. Kanafani e Tamer potrebbero essere molto utili al lettore occidentale per crearsi un’idea più chiara e veritiera sul mondo arabo e la sua cultura. La lettura dell’opera di Kanafani è indispensabile, a mio avviso, per capire ‘da dentro’ la questione palestinese, così come quella di Tamer vale più di mille discorsi sulle ‘primavere arabe’.

5) Qual è il giusto approccio per tradurre opere, solo in apparenza facili, come quelle di Kanafani e Tamer? Entrambi gli autori scrivono in Arabo classico, talvolta però ci sono delle contaminazioni dialettali. Come renderle al meglio nella nostra lingua?

Le opere di Tamer sono effettivamente semplici a livello di traduzione. Tamer è un autore chiaro, lineare, non presenta grandi problemi di comprensione o di resa in lingua italiana. Non così Kanafani, che invece risulta più complesso, dal momento che spesso introduce nelle sue opere riflessioni di carattere filosofico, psicologico o politico che rendono difficile la traduzione. In questi due Autori le contaminazioni dialettali non sono molte, in Tamer non ne ho mai trovate, in Kanafani ne ho trovate alcune nel romanzo breve “Il cieco e il sordo”, contenuto ne “L’Innamorato”. Rendere il dialetto arabo in italiano è un problema difficilissimo: alcuni traduttori hanno scelto di rendere il dialetto arabo con il dialetto napoletano o con quello romanesco, io ho preferito optare per un italiano colloquiale.

6) Ci sono dei potenziali punti di contatto o di confronto fra la narrativa contemporanea Araba e quella occidentale, o sono invece due mondi a sé?

Certo che esistono. Non dimentichiamo che la narrativa araba contemporanea è nata con la cosiddetta Nahda, il momento in cui, dopo l’invasione napoleonica dell’Egitto, gli Arabi hanno cominciato ad accostarsi alla cultura europea, a studiare le lingue e le letterature europee. Anche in tempi recenti, gli scrittori occidentali hanno inevitabilmente influenzato quelli orientali. Lo stesso Kanafani è stato sovente paragonato a Hemingway, basti pensare al ritmo martellante delle frasi brevi ma anche al frequente ricorso alla tecnica del flashback. Anche Tamer è stato indubbiamente influenzato dalle letterature occidentali, pensiamo a certe atmosfere “noir” di alcuni racconti. È ovvio, naturalmente, che gli Arabi abbiano rielaborato questi influssi secondo la propria peculiare sensibilità personale e culturale.

7) In futuro pensi di tradurre altri autori arabi che, seppur validi, in Italia con le loro opere non sono ancora arrivati? Se non erro, L’altra cosa (Chi ha ucciso Layla al-Hayk?) di Ghassan Kanafani è stato tradotto in lingua italiana per la prima volta da te, Federica Pistono.

Sì, il mio sogno è quello di continuare a tradurre letteratura araba, anche quella di autori sconosciuti in Italia. Il libro che sto traducendo adesso, per esempio, è quello di una scrittrice saudita, Badryya al- Bashar, di cui sono stati tradotti solo alcuni racconti. Un altro paese che mi interessa molto, anche se quasi sconosciuto in Italia, è lo Yemen, in cui è attiva una giovane generazione di scrittori e intellettuali che meriterebbe di essere scoperta dal pubblico italiano.
Sono presenti comunque anche splendide opere di Autori classici che, per motivi inspiegabili, non sono mai state tradotte in italiano. Basti pensare a scrittori come Bahaa Taher .
Come hai ricordato, c’erano ancora opere di Kanafani non tradotte, come “L’altra cosa”, “Uomini e fucili” e “L’Innamorato”. Sono molto felice di aver avuto la possibilità di tradurli.

8) È forse questa una provocazione, ma non ti par strano che nel nostro paese si pubblichino pochissimi autori di lingua araba e quando sì quasi di nascosto? È forse il caso di parlare di un “sentimento di paura”, da parte di una cerchia di editori, a pubblicare autori arabi di idee forti e chiare?

Sicuramente esiste un “sentimento di paura” da parte di certi editori verso gli autori arabi. Negli ultimi dieci, undici anni, quel “sentimento di paura” è stato piuttosto diffuso nel mondo occidentale. Non si può negare che sia stato usato anche per pubblicare opere tendenti in qualche modo a rafforzare tale sentimento nell’opinione pubblica, a confermare quell’immagine fuorviante di cui parlavo prima. Basti pensare a quel “filone” di romanzi che hanno come tema i maltrattamenti delle donne nel mondo arabo, e più in generale musulmano, come se in Occidente maltrattamenti e femminicidi fossero fenomeni sconosciuti! Alcuni editori preferiscono, purtroppo, pubblicare libri di facile lettura, che dipingono il mondo arabo a fosche tinte, ma più “vendibili” dal punto di vista commerciale.

9) Hai mai pensato di scrivere un tuo romanzo oltre a tradurre le opere altrui che più ti stanno a cuore?

Ho scritto diversi racconti e qualche romanzo, fin dall’adolescenza. Avrebbero bisogno di una revisione radicale prima di essere, forse, presentabili a un editore. Purtroppo mi mancano il tempo e il coraggio per affrontare questo tipo di lavoro. Per ora preferisco tradurre.

10) Continuerà la tua proficua collaborazione con Cicorivolta edizioni? Ci sono già dei progetti in cantiere?

La mia collaborazione con Cicorivolta Edizioni continuerà. È già pronto un nuovo libro, che sarà pubblicato in autunno. Si tratta de “L’oasi del tramonto” dello scrittore egiziano Bahaa Taher, che ha vinto l’Arabic Booker Prize nel 2008. Sono molto felice di averlo tradotto. Poi c’è il libro che sto traducendo attualmente, quello della saudita Badryya al-Bashar, dovrebbe intitolarsi “Hind e i soldati”, una storia al femminile.


leggi anche: Federica Pistono e Bahaa Taher. Intervista alla traduttrice e curatrice de "L'oasi del tramonto" (Cicorivolta Edizioni)

L'oasi del tramonto


leggi la recensione di Giuseppe Iannozzi a
"L'altra cosa (Chi ha ucciso Layla al-Hayk?)
"

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"Primavera nella cenere e altri racconti"



 
 
L'altra cosa (Chi ha ucciso Layla al-Hayk?)
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