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L’ultimo segreto di Nietzsche
(Il ritorno del filosofo a Torino)

Iannozzi Giuseppe intervista se stesso




Perché scrivere un libro, su Nietzsche per giunta?

Avrei dovuto forse scrivere un giallo con il solito morto ammazzato e il commissario di turno?

Perché no?! E’ il gusto del tempo.

Le mode nascono e muoiono con uguale facilità. Di sé non lasciano che un po’ di cenere e polvere. Si dovrebbe scrivere per i posteri, diversamente si fa soltanto un esercizio per dilettanti. Colui che scrive per i posteri, prima che per la moda del proprio tempo storico, rischia d’incorrere nell’incomprensione dei contemporanei; ma non ci sono altre strade per allontanarsi dalla banalità, dalla serialità, dalla faciloneria.

Perché riportare in vita Nietzsche e la sua filosofia?

Perché Nietzsche è stato un uomo con più di un universo dentro. La filosofia nietzschiana ha fatto da apripista alla psicologia. Ecco perché Nietzsche. L’umanità è perlopiù costituita da personaggi banali che di sé non lasciano traccia, mentre Friedrich era di altra pasta… rifiutava ciò che era scontato e quindi stupido per natura.

Poteva parlare di Aristotele…

Non vedo perché avrei dovuto dedicare la mia attenzione al peggior nemico del pensiero umano. Per colpa degli aristotelici la civiltà europea e non solo è rimasta prigioniera di innumerevoli disumani pregiudizi, che hanno portato a più di un conflitto fratricida. Aristotele era un mediocre, uno che non ha mai pensato agli universi paralleli.

Lei crede in Dio?

Si crede in un Dio nella misura in cui non si crede in sé stessi. Chi non crede in sé stesso diventa o un fanatico assassino o uno di quei buonisti sempre con il piede in due scarpe. Giordano Bruno da Nola è stato uno che ha saputo vedere al di là e per questo gli aristotelici, vale a dire la Chiesa, lo hanno condannato al rogo.

In pratica lei abbraccia la filosofia nietzschiana…

Si può dire che abbraccio la verità! Ma la verità è sempre ben nascosta, sottoterra. Bisogna scavare nella terra, in profondità. Sino ad oggi pochi hanno osato sporcarsi le mani per scavare, hanno invece preferito puntare lo sguardo al cielo ed innalzare preghiere a mani giunte… hanno preferito dimenticare che sottoterra c’è la nostra storia; che ci sono i nostri antenati; che ci sono le nostre radici. Non c’è niente di più alieno dell’“universo uomo”.

La rimproverano di parlare di sesso. Perché?

Perché parlo di sesso, mi par ovvio. Perché i bambini non nascono sotto i cavoli e non li portano le cicogne. Parlo di sesso perché nessuna società esisterebbe e sarebbe mai esistita senza il sesso. Le sembra una cosa sporca parlare della società in cui veniamo vomitati?

Ma parlare di sesso non significa contribuire all’aumento demografico…

Non ho mai pensato di contribuire a qualche cosa, men che meno all’aumento della popolazione mondiale. Il sesso è il modo più naturale per conoscere noi stessi e il prossimo. Penso che sia importante conoscersi punto e basta. Le suona strano?

L’opinione pubblica è però convinta che non si debba parlare di certe cose.

L’ipocrisia dei perbenisti ha rovinato la società e la cultura, dalla notte dei tempi. Chi non ama parlare di sesso è solitamente una persona frustrata, capace di commettere i peggiori delitti… Oggi viviamo all’interno di una moda vittoriana. Una larga fetta di gentaglia viene solo se c’è di mezzo il solito morto ammazzato nelle solite circostanze misteriose. Se c’è il morto ammazzato, gli ignoranti (e i perbenisti) sono persino pronti a chiudere entrambi gli occhi sulle scene di sesso. Le sembra normale?

So soltanto che, oggi come oggi, ognuno di noi potrebbe essere Jack lo Squartatore.

Dopo che Robert Louis Stevenson ha dato alle stampe il suo Dr. Jekyll e Mr. Hyde, in molti hanno provato a dar corpo a dei romanzi più o meno simili. Ci hanno provato e basta. I loro romanzetti sono caduti nell’oblio più assoluto. Stevenson, a suo modo, fece una analisi dell’uomo dell’Ottocento, mentre i suoi epigoni si limitarono a scrivere di assassini e prostitute. Oggi non è diverso. Giallisti e thrilleristi si affannano nel tentativo di dare un volto all’uomo del Duemila, imitando Stevenson. Siamo invasi da gialli e thriller di nessun valore, vuoti e senza carattere, tranne nel caso ci si voglia illudere che scrivere di prostitute seriali e assassini seriali significhi fare narrativa. Lei forse non ci ha fatto caso, ma chi oggi scrive gialli non fa altro che copiare gli stereotipi che sono in “Sweeney Todd. Il diabolico barbiere di Fleet Street” e ne “Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde”. L’unico vero e grande romanzo sull’Italia, pienamente originale e non seriale, ce l’ha consegnato Loriano Macchiavelli, “Strage”. E purtroppo non sono mancati gli epigoni di Macchiavelli. In libreria ci sono epigoni, e un universo infinito di epigoni di epigoni.

Che cosa c’è ne “L’ultimo segreto di Nietzsche” che non c’è in altri romanzi?

Ci sono gli epigoni. Parlo di loro chiamandoli simulacri, in onore a Philip K. Dick, uno scrittore di fantascienza che per troppo tempo è stato snobbato dalla critica ufficiale e che solo di recente, giustamente, è stato rivalutato e portato nell’Olimpo dei grandi per i suoi romanzi di fantascienza… e per i suoi lavori mainstream che hanno disegnato le tante contraddizioni dell’America risultando autore non inferiore rispetto a Raymond Chandler e John Steinbeck.
E c’è la putrefazione delle anime, un profondo scavo nel torbido della filosofia, delle pseudo-scienze, della paura e dell’ignoranza; e non da ultimo si scava nel cuore delle religioni.

Si parla di sesso?

No.
Si parla di streghe e di uomini al margine della società, utilizzando la tecnica del cut-up tanto cara a W.S. Burroughs.

“L’ultimo segreto di Nietzsche”: un libro per tutti?

Un libro per tutti e per nessuno.

Mi consente un’ultima domanda, un po’ impertinente?

Spari pure.

Non teme che le sue idee possano essere etichettate come quelle di un fasciocomunista?

Niente affatto.
Non amo la politica né chi oggi la fa.
Non ho bandiere. Non parteggio né per la destra né per la sinistra. Non sono un anarchico, non sono un liberale, e non tengo il piede in due staffe, vale a dire che non mi interessa chi oggi dice di far parte dei moderati, del centro. La politica è una cosa schifosa. Come ben disse Charles Bukowski “la politica è come cercare di inculare un gatto”.
Credo nella libertà e nel raziocinio. Il solo problema è che raziocinio e libertà vengono oggi messi al bando. Rispetto tutte le idee e convinzioni, a patto però che non limitino o facciano prigione il mio libero arbitrio.

 


L'ultimo segreto di Nietzsche


 

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