i quaderni di Cico
 

 

 

WoW ragasssiii!!!... i diritti de LA LADRA DI SPAGHETTI sono stati acquisiti presso Cicorivolta da GIULIO EINAUDI EDITORE per la collana STILE LIBERO EXTRA!!!...

 


leggi la recensione di Giuseppe Iannozzi

leggi la recensione di Renzo Brollo

leggi l'intervista a Marthita Pepe

titolo: La ladra di spaghetti
collana i quaderni di Cico
autrice Marthita Pepe
ISBN 978-88-95106-04-5
€ 10,00 - © febbraio 2007
in copertina,
olio su tela di Andrea Tarli


Lei ha un’amica. Si chiama Oli, che sta per Olivia. È la sua amica del cuore. Hanno vite simili, ciascuna con la propria madre.
La madre di Oli fa la cuoca al Tio Pepe. Sua madre invece lavora al Chatam, ballerina di lap-dance. Un giorno, mentre tornano da scuola, Olivia le confida che presto conoscerà suo padre. Perché Oli sì e io no?, si domanda lei. E sente forte l’esigenza, la stretta dell’angoscia e dello sradicamento. Cos’è un padre?
Chi è un padre senza volto e senza nome?
Due liceali alla soglia della maturità. Olivia piena di curve, giudizio e scaramanzia. Lei, col suo torbido e lirico universo sessuale, fra consapevole cinismo e violenta purezza, voglia indomita di farsi una qualche giustizia da sé, attraverso i vizi,
i turbamenti, le febbrili miserie di tutti quanti i maledetti bambocci. Ché i maledetti fondamentali sono i padri mancati, fuggiti, redivivi. Ché i maledetti per conseguenza sono gli uomini in generale. Inadeguati al sesso, inadeguati alla vita, inadeguati alla vera essenza dell’amore.

 


 
 


Fino a poco tempo fa, raccontavo le mie storie agli amici recalcitranti. Una notte, in un pub, qualcuno mi ha interrotta. “Ma invece di spaccare la minchia agli altri, perché non le scrivi e basta?” Era uno della sottospecie, ovvio. Uno di quelli al secondo posto nella mia classifica: nutella, uomini, zucchero filato. E comunque ho fatto mente locale, grazie a quel tipo. In fondo, che cos’è la voce? Basta andare sugli argini del Po quando è buio, per vederla condensare in sbuffi evanescenti come nebbia, sospesi sulla corrente, sempre più lontani. Poetico. Sì. Io adesso faccio così, cammino spesso in riva al fiume, con la testa piena di parole, nello zaino il computer. E a volte, quando già la luce rende cupa l’acqua grigia, chiudo gli occhi un attimo, stringendo sul cuore qualcosa che solo io sento.

(Marthita Pepe)

 


Benzina che ti attraversa il sangue. Ritmo. Ecco cosa. Ed è facile da spiegare. Letteratura spontanea e selvatica come se ne trova più poca, in questi tempi di facili, onnipresenti scuole di scrittura e di allevamenti di scrittori in batteria. Ironia corrugata, disincanto e la giusta dose di rabbia. Lei ne ha da vendere. Ti ruba da quello che stavi facendo e ti porta via, una pagina dopo l'altra. E non importa quanto durerà, perché sai già che lo stile arguto e semplice di Marthita Pepe, con il suo corso innato, secco, incisivo, è tanto sorprendente quanto contiguo alla tua stessa semplice voglia di andare.

(Paolo West)


 



Brani tratti da
LA LADRA DI SPAGHETTI

Mentre andiamo al Tio Pepe. Tutto mentre andiamo al Tio Pepe.
Dice che dovrei togliermi il chiodo, perché quando glielo succhi, dice, può dare fastidio.
A chi? domando perché, se parli di loro in generale, mica mi frega. A me piace e me lo tengo. E poi, non ne ho ancora trovato uno che si lamenti. Ci mancherebbe.
Ormai è diventato un vezzo, un tic, dice mia madre. Insomma, tiro in bocca il labbro di sotto in modo da toccare il chiodo con quello di sopra, e lo accarezzo lo accarezzo, lo coccolo per benino. Relax. E' la parola giusta. Il mio antistress.
Poi dice che la dovrei finire.
"Staccati."dice"Molla 'sta storia. Non ha senso."
"C'è qualcosa che ha senso?"
Sbuffa."Non andiamo sul filosofico, eh?"
Per fortuna arriviamo e la discussione finisce. Non che mi dispiaccia, parlare con Olivia. Ma è piena di cognizione, come dice mia madre. Io dico che è una gran palla, alle volte. Però è la mia migliore amica. Per dire: la storia la conosce solo lei. Nei minimi dettagli. Quasi. Perché ci sono cose che non riesco a raccontare nemmeno a lei. Non ce la faccio.
A quell'ora il Tio Pepe è strapieno, ma sua madre ci riserva sempre un angolo. Così attraversiamo il locale con gli sguardi di tutti appiccicati addosso. Oli, che ha le tette grosse, abbassa lo zaino il più possibile indietro, per metterle in evidenza e per coprirsi il culone. Gli uomini s'incollano alla scollatura. Io ho poco seno, però muovo i fianchi in un modo da togliere il respiro, dicono i nostri compagni di scuola. Da quando all'ombelico mi sono appesa una fragola di smalto rosso, mi fissano ancora di più. Passiamo, e qualcuno dice a Olivia "ehi, mora" e lei scuote i capelli neri, lucidi, con riflessi blu. A me dicono "rossa naturale?" e guardano giù in basso, più giù dell'ombelico (...)

(...) 'Sta storia, come la chiama Olivia, è cominciata a gennaio. Ero al Chatam, dove mia madre fa lap dance. Era una serata ciucca, un sabato di quelli che non auguri a nessuno. Olivia era per i fatti suoi. Ciondolavo per casa nuda come un verme, indecisa se vestirmi e uscire a zonzo o andare a letto. Mia madre si stava preparando e ogni tanto mi gettava un'occhiata. Mi arrivavano messaggi sul cell e io li cancellavo senza leggerli. Dovevo andare a dormire, punto e basta. Invece mia madre ha detto :"Perché non vieni con me? Almeno impari un mestiere."
In una sera qualunque l'avrei mandata a stendere. Mi sono lasciata trascinare dalla prospettiva di uscire, di non stare sola, di bere qualcosa e di ridere alle spalle degli altri, in modo da avere un bel po' da raccontare a Olivia. Ho appeso un cuore di strass all'ombelico e ho infilzato il chiodo fosforescente sotto il labbro. Con i tacchi sono più alta di lei. Mia madre mi osservava vicino allo specchio, mentre mi aggiustavo i pantaloni neri e la canotta di voile. Non mi pettino mai, perciò ho arruffato i capelli con le dita. Lei me li ha sistemati sulle spalle e davanti, con le ciocche sul seno. Scuoteva la testa dicendo :
"Che meraviglia…"
"Ho poche tette, ma'…"
"Non è quello che conta. Te ne accorgerai."
Ho alzato le spalle con una smorfia. Ha chiamato il taxi.
Ci sono momenti in cui acquisti sicurezza. Il taxista era al volante, come deve stare un taxista. Ma appena ci ha viste, nelle nostre mantelle nere che si aprivano come ali, ha spalancato occhi e bocca. Giuro. Ha anche spalancato le portiere, per farci accomodare. Senza una parola. Guidava con lo sguardo che ballava dalla strada allo specchietto retrovisore e, da come si comportava mia madre, capivo che doveva essere sempre così. Lei ha accavallato le gambe - quando va a lavorare indossa minigonne inutili - e si è sistemata le braccia sotto le tette, mettendole bene in mostra. Guardava fuori dal finestrino, con un sorriso stampato in faccia. Ad ogni semaforo rosso, lui si muoveva sul sedile, per vederla meglio, e intanto buttava un occhio anche a me.
"Rossa naturale?"ha chiesto ad un tratto.
Io non avrei risposto. Mica rispondo mai. Mia madre gli ha detto: "Ci puoi giurare."strizzandogli un occhio e lui ha ridacchiato. Mi ero già pentita di averle dato retta.
Siamo scese davanti al Chatam, lui ha bofonchiato qualcosa e mia madre ha riso, io sono entrata quasi correndo, fermandomi di fronte al barista, indicandogli la bottiglia di vodka.
"Niente alcol." ha decretato mia madre.
Quando mi tallona, la detesto.

Gualtiero è sempre molto carino. Sa che mi piacciono gli spaghetti e me li fa preparare. Al Chatam, la cucina è piccola, non fanno ristorazione, ma per certi clienti ci sono parecchie eccezioni. Per me, poi, Gualtiero stravede manco fosse mio padre. C'è stata un'età in cui ho dubitato seriamente che lo fosse. Facevo una testa così a mia madre, ogni giorno. E non trovi che mi somigli, e guarda che il naso è lo stesso, e vedigli le orecchie…Insomma, ne ero quasi convinta, finchè lei mi ha detto: "Senti, se sapessi chi è tuo padre, te lo direi." Allora, una sera, ho invitato Olivia. Gualtiero è stato un tesoro anche con lei. Anzi, come sorpresa ci ha preparato un gelato alle fragole da fine del mondo.
Olivia mi ha detto: "No, non è tuo padre. Le somiglianze le vedi solo tu." Ero delusa.
"Secondo me…" ha aggiunto"Tua madre sa chi è, ma non te lo vuole dire."
"E perché?"
Ha scosso la testa. "Le madri sono difficilissime da capire."
Per inciso : neppure Olivia sa chi è suo padre, ma dice che sua madre lo sa.
Una volta le ho detto: "Magari crede di saperlo."
Abbiamo litigato, perché lei si è inalberata. "Mia madre mica la dà a tutti. E' una cuoca."
Le ho risposto: "Perché, le cuoche la danno a uno solo?"


(...)

 

 

 

Marthita Pepe
vive a Torino. E basta. In fondo, parlare non le piace granché. Però sa scrivere. Se la chiami al telefono, la sua voce ti risponde in tono flebile e gentile, ma c'è sempre una vena di fretta, per cui è chiaro che in quel momento ti sta facendo un grosso favore.