i quaderni di Cico
 
 

 

 

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titolo: "Michelangelo il giostraio (e le donne)"
collana
i quaderni di Cico
autore Lucio Figini
ISBN 978-88-99021-18-4
€ 12,00 - pp.195 - © 2015 - in copertina, fotografia di Paolo Filighera. Model, Sara Guazzotti.


"Tutti hanno un segreto, tutti sognano qualcosa di diverso da ciò che possiedono e nessuno che accetta le cose per quel che sono. Forse è per questo che mi riesce così facile trovare donne che hanno voglia di fare l'amore. Perché io, alla fine, difficilmente fingo."

 

 
 

Potreste imbattervi in Michelangelo Maltivoglio, amante della musica, dei film classici e delle donne, tra le vie di Milano in un futuro
molto vicino. Professione giostraio, lo riconoscereste
dagli occhi verdi, i capelli scuri spettinati
e una profonda cicatrice sulla guancia destra.
Ogni giorno lo trovereste alla sua giostra,
a regalare sorrisi ai bambini
e a farsi sedurre dalle loro mamme...


 

Brano tratto da "Michelangelo il giostraio (e le donne)":

 

Preludio

Ci sono amori che somigliano a canzoni.
Il ritmo t’invade. Apre il cuore, la mente,
ogni poro della pelle.
Ci vestono alla perfezione.
Cancellano la maschera. Macerano l’anima.
Momenti che ci respirano
e ci ributtano fuori strappati. Feriti. Persi.

Ci sono amori che somigliano a canzoni,
che dovremmo uccidere dentro di noi
per poter sopravvivere.
Oppure ai quali semplicemente arrenderci.

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I

Un profondo buco nero, non vedo altro.

In questo preciso momento, nel mondo nascono duecentosessantadue bambini che non hanno ancora un nome. Un terremoto uccide settantatré persone. Avvengono ben quindicimilaseicentoquattro abbracci. Diecimilacentosei infarti. Marco, Rachele e Laura si suicidano. Caterina fa l’amore per la prima volta e non le piace. Giuseppe scopre che suo padre lo ama. Maddalena, nove anni, è appena stata violentata. Trentacinque milioni di persone ridono. Sessantotto milioni di persone piangono. Il resto ha un’espressione vuota, come la propria vita.

Poi la bobina si riavvia. Io sul letto. Muscolo cardiaco che rallenta. Un culo a pochi centimetri dal naso. Il sapore di una donna sulle labbra e le note della sonata Quasi una fantasia di Beethoven.
- È tardi - picchietto con le dita sulla sua coscia.
- Che ore sono?
- Le tre e mezza, più o meno.
- Cazzo, mi esce la bambina tra mezz’ora.
- Appunto, vestiti.
- Non mi sembra che ti spiaccia.
Il vestito è accartocciato ai piedi del letto. Allunga una mano per afferrarlo e si ritrova a quattro zampe. Il culo è il suo pezzo forte. Nonostante la cellulite sui fianchi, continua ad avere un suo perché, soprattutto in questa posizione. Le tette non sono male, ma la gravidanza certo non le ha migliorate. Si muove come una gatta in mezzo a castelli di carta.
È questo che mi ha attirato in lei.
- Sbagli, ma sto ascoltando - indico con le mani la musica attorno a noi.
- Non mi è mai piaciuta la musica classica.
Non avevo dubbi.
- Forza, che devo aprire la giostra.
Mi si avvicina.
- Come te la sei fatta? - accarezza la cicatrice.
Non rispondo.
- Ti dona quel qualcosa in più, non so come spiegarlo. Ci stai bene.
Indossa i collant, che accarezzano le gambe, scurendole come la notte, poi il vestito. È grigio e corto, stretto sui fianchi e a sbuffo sopra la vita. Si siede sulla sponda e s’infila gli stivali di pelle. Non è vicina, ma percepisco il suo odore pungente, sa di zenzero.
- Ci vediamo lì, allora? - chiede.
- Io ci sono di sicuro.
Punta gli occhi scuri su di me.
- Guarda che non vado a letto con tutti. È che sto trascorrendo un periodo difficile e… Insomma, volevo prendermi una pausa.
- Non c’è problema - sorrido - sono settimane oramai che ci vediamo e non mi sembra di averti mai chiesto nulla.
- Che ti prende?
Lascia stare, non le dico.
- Tu non puoi capire, vivi solo. Non hai una famiglia, dei figli. È complicato - insiste.
Mi alzo, nudo, infilo i pantaloni e raggiungo la macchina del caffè.
- Perché dovete sempre giustificarvi?
Inserisco la cialda.
- Dovete? Con quante vai a letto?
Mi chiedo dove sia finita Cassiopea.
- Senti, non facciamola complicata - afferro la tazzina - tuo marito non lo saprà mai, non sei un mostro, non è morto nessuno e Dio ha di meglio da fare che guardare da chi ti fai scopare.
L’aroma del caffè, forte e amaro, trafigge l’aria.
È immobile. Il tempo ha preso una lunga pausa da se stesso. I capelli spettinati scendono sul viso, lasciando libero alla vista solo un occhio, le braccia lungo i fianchi e le mani strette a pugno. Le labbra sono carnose e lucide, appena un accenno di matita sotto gli occhi.
Alcune immagini rimangono impresse nella retina per sempre, come frammenti di tela nei ricordi.
- Sei uno stronzo.
- Può essere, ma uno stronzo onesto.
- Fottiti Michelangelo!
Quanto è facile far diventare volgari le donne.
La borsa di pelle, che cade a pochi centimetri dalla sponda del letto, è dello stesso colore degli stivali: amaranto. Un suo gesto improvviso e la vedo inforcare la porta, sbattendola con decisione dietro la schiena.
- La vita è molto più semplice. Avevamo voglia di fare sesso e... - ma è già fuori.
Mi guardo attorno: un solo stanzone, non mi serve altro. Un frigorifero, un piccolo tavolo di legno, uno schermo di cinquanta pollici a led, divano azzurro proprio di fronte, una libreria a vista e un letto matrimoniale.
Mi viene sempre fame dopo aver fatto sesso.
- Grazie, pa’ - sussurro, con lo sguardo verso il lampadario.
Mi ha lasciato una buona eredità: un lavoro vecchio come il mondo, un’inutile laurea in Lettere e Filosofia, raggiunta grazie al suo fiato sul collo, più che alla voglia di studiare, un appartamento e un centinaio di migliaia di euro sul conto corrente, per le piccole voglie. Ma, in fondo, penso di meritarmelo. Non ho mai ucciso nessuno, tratto bene i bambini e offro un po’ di piacere anche alle loro madri, le aiuto a sentirsi in colpa e alla fine potrebbero guadagnarci qualcosa anche i mariti.
La donna, che è appena uscita come un razzo da casa mia, si chiama Laura. Trent’anni, una figlia di nome Alessia, di cinque, e un marito che non ho mai conosciuto. Alessia è bionda, quando sorride le si gonfia una piccola pallina di pelle tra le sopracciglia. Indossa occhi chiari, verdi, come fossero accessori senza importanza, e ha lo sguardo di chi vorrà tutto dalla vita. Prende il codino come fosse la cosa più importante del mondo. Di sua madre ricordo che tiene gli occhi fissi, senza sbattere le palpebre, per una manciata di secondi, quando viene.
Gli istanti nei quali una donna raggiunge l’orgasmo sono impagabili: cade ogni difesa, perde ogni armatura, è come se si spogliasse della pelle stessa per rimanere davvero nuda.
Pane di segale, parmigiano reggiano, stagionatura trentasei mesi, il migliore, due fette di pomodoro, un pizzico di paté di olive e uno sguardo oltre il davanzale: il mio pasto. Poi osservo Milano dalla finestra. Dal terzo piano è ancora più malinconica. Tetti, vicoli, vecchi palazzi e chiese con superbi campanili che tentano di salutare il cielo, sovrastati da pessimi condomini di cemento e vetro. Uomini formiche che non alzano lo sguardo. Tutti hanno un segreto, tutti sognano qualcosa di diverso da ciò che possiedono e nessuno che accetta le cose per quel che sono. Forse è per questo che mi riesce così facile trovare donne che hanno voglia di fare l’amore.
Perché io, alla fine, difficilmente fingo.
Accendo la tv, faccio scorrere l’acqua della doccia e creo il mio personale bagno turco. Aspetto dieci minuti prima di entrare, godermi la nebbia calda e liberarmi con piacere dell’odore di lei dalla pelle. Finché vengono loro, va bene, ma quando sono io a venire, poi tutto cambia.
E Laura non fa differenza.
- E tu? - mi rivolgo a Cassiopea, che mi osserva, accucciata sul divano.
Aspettavo se ne andasse - mi risponde con lo sguardo. Il pelo sfuma tra il marrone e il nero, con striature rosse. Due fessure con cristalli gialli e un’iride sempre più sottile, le orecchie tese e la bocca che fa intravedere un accenno di denti.
È la prima volta che percepisco chiaramente le sue parole che fanno eco nella mia testa, ma non sono sorpreso, mi sembra la cosa più naturale del mondo. Sapevo che, prima o poi, sarebbe accaduto.
- Ti sei nascosta per goderti lo spettacolo?
Si stira, le unghie bianche escono dalla pelle rosa e i baffi sembrano fili di neve. Si alza e si allunga, poi salta sulla cucina, col muso schiude l’anta e si serve da sola. Cornflakes biologici al cioccolato, i nostri preferiti. Cadono sul piano cucina e dal sacchetto se ne rovescia una manciata. Sentirla sgranocchiare mi fa scappare un sorriso.

È l’unica femmina che mi capisce senza parole.

(...)

 

 

Basato sul rapporto con le donne, Michelangelo il giostraio è un romanzo d'amore che racchiude in sé un mistero, una specie di chiave o qualcosa che gli assomigli.
Michelangelo fa sesso e intreccia rapporti di nessuna importanza con le mamme dei bimbi che salgono sulla sua giostra, finché non gli succede qualcosa di inusuale che…


 

Lucio Figini e le vite parallele!... leggi la recensione di Giuseppe Iannozzi

leggi anche l'intervista a tutto campo di Giuseppe Iannozzi a Lucio Figini

 
 
 

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Lucio Figini nasce l'8 febbraio del '71, laureato come Educatore professionale, sposato con Claudia e padre della splendida Giada, lavora da diciassette anni in ambito psichiatrico e come Formatore.
Ha pubblicato: "Essere sotto le parole", (poesie giovanili, Montedit, 2001), "Autobiografia di uno sconosciuto", (romanzo, Arduino Sacco Editore, 2009), "La fiaba della Buonanotte" (romanzo breve, Giallomania, 2013 e Youcanprint, 2014).
Per Cicorivolta, ha pubblicato i romanzi: "La discendenza dell'acqua" (2011), "Sopravvivere a un angelo" (2012), "Ariel (delitto a Sestri Levante)" (2013), "FolleMente" (2014), "Michelangelo il giostraio (e le donne)" (2015), "Il rumore di una lacrima (Le inusuali indagini dell'educatore Leonida)" (2016).

I suoi romanzi non seguono un genere specifico, ma in essi si raccolgono, contaminandosi, generi quali noir, giallo psicologico, mistery, fantasy, amore.


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