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              Sogno 
                di una notte in spiaggia
 
 
   Vedo 
                la stella, si muove verso di me. Bianca 
                e io nera. Forse 
                mi vuole abbracciare.   Chissà 
                cosa cerca.   Ennesima 
                occasione. Mi 
                sento come alle giostre e 
                voglio scappare, sono 
                troppo sporca, ci 
                vorrebbe una doccia.   Vado 
                dove lei non può guardare i peccati. Lavo 
                via il marcio, voglio esser chiara, sincera. Lei 
                è la mia stella.     ( 
                ©Sara 
                Pisani - Tutti i diritti riservati) i 
 A 
                Francesca, di luglio
 
     Mi 
                chiamava Bologna.Bologna chiamava.
 Sì, ciao amiche e amici, volevo dire, mi mancate sapete?
 Sì, 
                tu, lei, lui, l'altro, anche lei e voi, tutte e tutti, vi volevo 
                chiedere: quand'è che ci rivediamo? Sì, 
                domani faccio un post, pensavo, domani, uno di quei post un po 
                matti un po scassaminchia dove 
                vi taggo a manetta e poi qualcuna è contenta, qualcuno 
                no, maccchisene, io lo faccio lo stesso.Domani lo scrivo e vi dico: spiruliamo un po sti metri, 
                dai, incontriamoci, ridiamo,
 tiriamoci 
                4 schiaffi di poesia o anche no, magari solo lo spritz, va bene, 
                quello che volete,  lessiamoci 
                nel caldo, anchio che non lo sopporto, perché è 
                bella Bologna e mi mancate e non vengo da un bel po. Ma 
                quello era il momento, ormai dovrei saperlo, era 
                quello e non ce n'è mai un altro dopo che possa essere 
                lo stesso.Era quello, quello subito dopo l'oscuro ché la luce abbaglia 
                e ferma e tutto resta com'è per 1 secondo almeno.
 Bisognava contarlo, insieme magari, gridarlo fuori dalle gole.
 E arrivato prima lo squarcio, io penso e lui invece va e 
                va e corre e non sente cosa fa, non lo capisce neanche.
 E chi ci capisce più qualcosa.
 Ha chiamato Bologna.
 Bologna ha chiamato.
 Bellissima anche nell'inferno e la luce gialla di una palla gigante 
                in mezzo al nero.
 
     ( 
                © 
                Giorgia 
                Monti - Tutti i diritti riservati)
 
 
 La 
                vecchia suora ha la faccia di uno stoccafisso   La vecchia suora ha la faccia di uno stoccafisso.
 Forse 
                lasciandola a bagno tre giorni sotto l'acqua corrente ritornerà 
                una persona normale. Ci 
                mette tutti in fila indiana in quello stanzone che chiamano teatrino, quaranta 
                bambini impalati e muti a fare quello che lei chiama il gioco 
                del silenzio. A 
                sei anni non si può stare immobili come pali da vigna a 
                guardare la nuca di Aurelio Pandolfi, almeno 
                non per molto tempo. Almeno 
                io non ne ero capace. Poi 
                ti vengono i pensieri... A 
                sei anni è presto, ce n'è di tempo... così 
                dico qualche cazzata ad Aurelio, lui 
                si mette a ridere (in 
                cazzate sono bravo da sempre) Lo 
                schiaffo rugoso e violento della vecchia mi fa girare la testa 
                dall'altra parte, non 
                ho mai preso uno schiaffo così forte prima di allora, anzi 
                neanche dopo, da grandi non si tirano schiaffi...  magari 
                si fa a botte ma gli schiaffi no, non è roba da uomini. No 
                che non piango vecchia puttana Non 
                te la do questa soddisfazione le 
                lacrime premono per uscire ma l'orgoglio le domina. Brutta 
                stronza, non te la do questa soddisfazione... La 
                troia dice che andrò all'inferno. L'inferno 
                è pieno di bambini di sei anni che hanno perso al gioco 
                del silenzio... In 
                seguito ci sono stati giorni in cui ho pensato che la profezia 
                di suor-come-cazzo-si-chiamava  si 
                era avverata. Così 
                dal fondo del pozzo ogni tanto fantastico sul mio paradiso personale. Dio 
                è B.B.King. Sta in fondo al locale in un angolo e sorride mentre 
                in sottofondo suona la sua Lucille. Sorride 
                e ha una parola buona per tutti, e 
                puoi mandarlo a fare in culo che tanto lui non si offende. Lo 
                sa come funziona... Poi 
                gli porti una Guiness e lui beve con te e ti racconta una barzelletta 
                sporca,  di 
                quelle che fanno ridere, come quella delle tre signore che passano 
                vicino alla spiaggia dei nudisti. Appoggiato 
                all'angolo del bancone c'è Bob Dylan. Se 
                vuoi puoi sederti sullo sgabello vicino al suo (in 
                paradiso lo sgabello vicino a Bob Dylan non è mai occupato). Sì, 
                ti puoi sedere vicino a lui, appoggiare i gomiti sul banco con 
                un bicchiere tra le mani, e 
                con lo sguardo liquido perso su un pianeta lontano stare lì 
                in silenzio a non pensare a niente. La 
                gente entrando direbbe: guarda quei due, come la sanno lunga... E' 
                così che si fa il gioco del silenzio. E 
                poi nel mio paradiso personale farei entrare tutti i ragazzi della 
                ritirata di Russia, nessuno 
                se li ricorda, ma loro all'inferno ci sono già stati. Entrerebbero 
                di diritto... e 
                non si parlerebbe di politica ma di donne, sì con gli alpini 
                a bere e a parlare di donne,  ma 
                solo di quelle hai amato davvero. Nel 
                mio paradiso personale il bere non farebbe male, il 
                vino avrebbe solo un'anima buona, come 
                le chitarre dreadnought... E 
                io ho venticinque anni e la tempesta non è mai arrivata, 
                e mi sentirei sempre come quando la sono andata 
                a prendere con il mio catorcio al lavoro,  e 
                insieme abbiamo imboccato l'autostrada con il sole che scoppiava 
                dentro e fuori. Nel 
                mio paradiso personale ci sarebbe posto anche per la vecchia suora, 
                per lei e per le sue minacce. Proprio 
                a fianco di B.B.King, dietro la porta del bagno (è sempre 
                in fondo a sinistra no?) Beh, 
                lei sarebbe lì. A 
                pulire i cessi dal piscio degli alpini ebbri e noncuranti della 
                mira.   ( 
                © 
                Federico 
                Virgilio - Tutti i diritti riservati)   
   Toccami Se 
                non hai a chi dire comeci si sente veri, come baci,
 come chi resta, se vuoi contare
 barattoli ma hai finito le dita
 nellultimo saluto, perduto e basta,
 se il calore di un cappotto è
 solo nessuno che si presenta,
 se oggi fai il pane e domani
 fai la casa alla solitudine e se
 svieni parlandone e non cadi.
 Allora tocca. Toccami e basta.
 ( 
                © 
                Lucilla 
                Gori - Tutti i diritti riservati)   
    In 
                assenza di te In 
                cinque minutisfidare
 il contrario di eterno
 Con il riso
 che ci scappa dai denti
 Tu fuori
 io dentro
 Tu dentro
 io ... ?
 Sparsa
 sciolta
 nell'arco dei tuoi reni
 raccolta
 Divieto di esche
 o tagliole sui nervi
 I polsi liberi dai fantocci
 Uno, chiamare
 Due, è vento
 Tre, bum bum bum
 Si apre
 Chi c'è?
 Intero lo specchio
 dove non ci troveranno
 i riflessi
 Bum bum bum
 Si apre
 Cosa?
 Cado
 Dove?
 Sui gomiti, i cieli spezzati
 Diluvio
 L'arca parte
 Senza di me
 In assenza di te
 ( 
                © 
                Giorgia 
                Monti - Tutti i diritti riservati)   
 In 
                braccio al ciliegio Dopo 
                il tutto per spacciato.Dopo tutto quel morire.
 Una sberla di fuoco.
 È mia.
 È mare che esce dal nido.
 È fondo che si rivolta.
 È la terra, madre,
 che si svergina ed erutta.
 In completo addio
 dimenticanza di orlo.
 Non l'ombra del rimorso
 in braccio al ciliegio.
 A bocca spalancata
 sotto al frutto esploso.
 Corrosione zuccherina.
 Pugnale.
 Brivido di materia
 capace di passo,
 suono, meraviglia.
 La testa contro il muro.
 Non c'è più posto per nessuno.
 Cede il gelo
 a un caldo di ciniglia.
 Metastasi di linguaggio comune.
 Se solo potessi dirlo
 ma è sangue,
 carne, molecola primordiale.
 Inferno liquefatto.
 Si prega per entrare.
 
 ( 
                © 
                Giorgia 
                Monti - Tutti i diritti riservati)   
 Se 
                ti penso Il 
                ricordo è un filo di lanaChe spezza il tramonto,
 Come un pugnale d'ombra
 Segmenta il tempo,
 Ne fa mucchi di briciole rosse
 Che spande
 Sopra l 'autunno.
   A 
                piedi nudi Io attraverso quel filo,
 Calpesto l'odore stantio del bisogno,
 Nella foschia ruvida
 Di un agrifoglio
 - In equilibrio -
 Io rimpiango quel giorno.
   Poi, 
                senza voltarmiOltrepasso l 'arco di un leccio,
 Accarezzo foglie di giada,
 Fuggo, m'inseguo, vaneggio.
   E 
                il crepitio dei miei passi Diventa un flusso salmastro:
 Una corrente di baci e parole
 Che inonda gli occhi e
 Inaridisce il cuore
 (© 
                Alba Sunshine Bettoschi Ratti - Tutti i diritti riservati)   
 Nata 
                ieri Quando 
                il vento muove i passi in sincrono col tuoQuando il tempo s'inchioda alla sua paraplegica costruzione
 Quando il morso degli obblighi è ridicolo sfregio e lo 
                sguardo è solo e tutto
 Allora ci sono io
 Nel giardino di una chiesa
 Senza consacrazione
 Benedetto sia
 Questo unico respiro
 ( 
                © 
                Giorgia 
                Monti - Tutti i diritti riservati)   
 Il 
                peggio di me Hai 
                conosciuto il peggio di me
 avresti dovuto vedermi
 
 quando ero un cacciatore di sogni
 
 una specie in estinzione
 
 li tenevo nelle tasche
 
 Si sa che il tempo cambia le situazioni
 
 le classifiche non restano le stesse
 
 e il tempo
 
 il meglio lo tiene per sé
 (© 
                Eternel - Tutti i diritti riservati) 
 
 Niente 
                di che Il 
                nero è denso Il 
                bianco è acqua Il 
                giallo è verde illuminato Ma 
                il fuoco è la barba del diavolo E 
                il bianco è anche aria L'anima 
                è nebbia che si muove L'azzurro 
                è il colore che nasconde il Vuoto Il 
                Vuoto... Il 
                rosso comincia dove si perde la vista  fino 
                al Nero,  oltre 
                i confini del Bianco. E 
                il Vuoto, è 
                una stricia infinita di latte  sciolto 
                in una specie di yoga...  (©Javier 
                Guado - Tutti i diritti riservati)   
 FATA 
                TURCHINA Io 
                evito di pensare. Lei è giovane, pensi
 pure quanto vuole. All'acqua
 all'aria l'amore,
 all'ozono la politica gli asini
 che volano e alle zanne ancestrali
 degli elefanti e di Dio,
 Signorina,
 e ai Pianeti e al Perché.
 Pensi quanto vuole. Ci ho impiegato
 una vita per capire che tanto
 non conta un pazzo. Creda,
 mi era rimasto solo che chiedere
 a Pinocchio l'opinione che avesse
 della Fata Turchina.
 E ora guarda caso,
 come ha detto che si chiama?...
 (©Javier 
                Guado - Tutti i diritti riservati)   
 Primattori 
                nella notte Ormai si vive solo di notte,
 nel sonno agitato e confuso
 che spiuma cuscini e trapunte a fiori
 e fa da regia ribelle ai nostri sogni
 tormentati.
 Nel 
                semibuio delle ore più intensedentro piani sequenza amatoriali
 si compiono le gesta attese
 di onirici primattori, nelle scene rubate
 all'ottusa e avversa quotidianità.
 Ad 
                ogni ciak si vola, s'inventa e si crea,si conducono battaglie e lunghi soliloqui
 si uccide perfino, a volte si muore
 e molto spesso è soltanto l'amore,
 perché è ciò che tace e manca
 che alfine affiora
 e pretende ascolto dentro di noi.
 Siamo 
                eroi minuti e spavaldifino al chiarore dell'alba,
 marinai davanti al timone
 di piccole navi
 racchiuse
 in bottiglie
 che non approderanno mai.
 ( 
                ©Corrado 
                Guzzon - Tutti i diritti riservati)   
 Durante Dovrebbe 
                esser sempre lungala notte.
 Senza capo né coda.
 Senza no e senza sì.
 Solo notte di passi pochi
 e respiri in automatico
 per godersi
 gigantesca
 l'assenza.
 ( 
                © 
                Giorgia 
                Monti - Tutti i diritti riservati)   
 (Poniamo) Sei 
                lesta quando ti guardo e rastrelli
 campioni di capelli biondi,
 poi 
                mori domani, invasione
 ricciarossa dopodomani.
 Mi piaci. Mai la stessa
 mi appari eppure
 CoccaCara nell'ora
 dell'ozio e dopo il secondo
 quarto d'ora mi stufi
 più che i tetti delle case,
 più che a Dante
 la Divina Commedia
 e al contadino (poniamo)
 una sciocca vendemmia.
 
 (© 
                Javier Guado - Tutti i diritti riservati)   
 Nuova Avevo 
                un amore.Giovane.
 Apparecchiato come la Pasqua.
 Sfondava le finestre.
 Ululava per le strade diurne
 della speranza cieca.
 Era bello come la notte brizzolata di stelle
 e vento lucido.
 Andava giù alla grande
 senza acqua nel bicchiere.
 Rubava brillantina alle farfalle
 faceva nodi in gola ai grilli
 cadeva con chi cade.
 Fresco saltellava tra ali di zucchero nero
 e lingue di burrasca.
 Piovve.
 Scardinò il portone
 giocò i suoi quattro assi
 e stese il tappeto della raccolta gemente.
 Sparò a salve sulla bonaccia.
 Io mi ferii la testa con un'aureola
 di idee sante e farlocche.
 Lo chiusi con la chiave gettata
 alla mia nascita.
 La combinazione fece cilecca.
 La minacciai con un calcio.
 Mi restò un segno di scortico blu
 sul ginocchio destro.
 Era una cosa che non potevo vedere.
 Lui rise ancora parecchio.
 Poi la tovaglia fu tolta.
 Aveva un colore e una stampante.
 Riconobbi il timbro.
 Fu per sempre senza mai essere.
 Fu la gioventù a fare il suo dovere.
 Adulta adulterata sconfessa adulterio
 premendo on sull'aspirapolvere.
 ( 
                © 
                Giorgia 
                Monti - Tutti i diritti riservati)   
 - 
                Mattino di maggio - Nellopulenza 
                della ceneregiacciono donne sole.
 Senza denti o labbra
 raschiano pareti innanzi al sonno.
 Cadrò domani
 tra le chiare voglie delle tombe
 dove, tra inetti fiori,
 singoiano gli specchi.
 (© 
                Antonio Torre - Tutti i diritti riservati)   
 - 
                Stato - Ah 
                cieli distanti e vivi,non la limpidezza piango;
 Io 
                piango la non-Beatrice,La mia ragione del trapasso,
 La cerimonia immensa e fredda
 delle stelle.
 (© 
                Antonio Torre - Tutti i diritti riservati)   
 Dachau Piovono, piovono su di noi da questo cielo cannone.
 Cadono sui nostri telefonini ebeti, sopra i flash puntati a mirare 
                il vuoto.
 Piovono, piovono sulle mani nude, su questi abiti inopportuni.
 Cadono su questi respiri sfacciati e la ghiaia al posto dei corpi,
 i loro.
 Tanti, fitti, ricurvi, malfermi, poco più che sussurri
 fra squadroni di stivali neri e duri
 lustrati a odio e cenere e grida e fumo
 e idee da ardere.
 Piovono, piovono impalpabili su queste teste attonite
 e le lacrime arrestate al via per non sembrare ancora più 
                stupide
 e che cosa ti credevi?
 Cadono sul groppo in gola e le gambe molli,
 sui nostri bei visi puliti e spalmati di una nuova crema alla 
                calendula.
 Cadono sulla fronte e il naso e le guance
 e non sugli occhi che chiedono di sapere perché, come, 
                chi
 e trovano una risposta scomoda.
 Dachau ci restituisce quella stessa nebbia,
 gli incubi, la vertigine della paura,
 la possibilità dell'inverosimile, la fragilità del 
                limite.
 Dachau è la forza dell'assenza, la prova silenziosa,
 l'unità di misura.
 Tutto in ordine, tutto allineato,
 le sbavature rimosse nella magica geometria del campo
 e da sopra le torrette di guardia, oltre il filo spinato,
 come frecce di cupidi misericordiosi,
 gli spari.
 Un piede nell'erba ed era tutto finito.
 La fame, lo sfinimento, il tifo, gli esperimenti
 ARBEIT MACHT FREI
 l'annientamento, lo svilimento, la disumanizzazione
 e una bandiera, pensa, messa in cima a farsi onore.
 Progetto folle e geniale fin troppo condiviso
 da cui è stato facile, poi, prendere il largo verso la 
                nuova economia
 evviva evviva
 e chissà se è successo davvero.
 Ma loro piovono, piovono incessanti sulla morte che non hanno 
                avuto,
 sul senso di un sorriso, una sigaretta, un libro,
 un morso di mela, quella bella canzone,
 sulle lettere di un cognome, un cuscino
 e tutta una spazzola per capelli zero.
 Cadono al centro del piazzale degli appelli,
 piovono sul nome non pronunciato,
 sull' altoparlante muto.
 Cadono da questo cielo cannone
 sulle nostre labbra serrate, sui nostri uncini interrogativi,
 sulle foglie pregne di questo autunno sferico
 e colpevole di essere tornato.
 Eppure nessuno che volesse morire
 mentre le carcasse si ammonticchiavano
 nella stanza prima del forno
 come troppi spaghetti in pochissima acqua e la pentola inadatta.
 Una bocca aperta e deformata dal dolore
 sopra a un pube rinsecchito, infetto e nudo.
 Le gambe di non si sa chi fra le braccia di chissà chi 
                altro di chissà dove.
 Cadaveri come gomitoli
 come paglia stipata a casaccio
 come letame
 come fosse normale.
 Poi, la libertà del camino.
 La dignità riconquistata cambiando composizione all'ossigeno
 e una variante in più nello spettro di colori disponibile.
 La camera a gas di Dachau è piccola e bassa.
 Pare non sia stata utilizzata per stermini di massa.
 Erano solo le prove generali
 per il grande spettacolo che si sarebbe tenuto altrove.
 Qui dentro non piove.
 ( 
                © 
                Giorgia 
                Monti - Tutti i diritti riservati)   
 FUOCO 
                DORMIENTE  Vivi 
              all'interno di vivide trasparenzesinuosamente danzanti e rossastre
 sensualmente caste e vere
 come la tua presenza
 come quell'angolo talmente sognato
 da essere reale e solo nostro
 Vivi all'interno di un vecchio fuoco
 un vecchio fuoco dormiente che abbiamo dalla nascita
 a cui ha dato forza e vita
 con l'ossigeno d'alito d'angelo
 con carbone di quotidiana fiducia e rispetto
 ed atavico sentimento tangibile
 reale come quelle lacrime
 che di fronte ad un tale fuoco
 possono solo evaporare per diventare poi
 acqua dolce che alimenta il lago
 il nostro contatto liquido
 Viviamo in queste attraenti fiamme
 ma nonostante tutto non bruciamo mai
 accarezziamo un fuoco
 che ci allarga le vene
 baciamo quella fiamma
 come in un rito arcaico
 che lascerà in noi delle scottature
 di cui ne andrò sempre fiero
 perché semmai il tempo
 cercherà di riaddormentare il mio fuoco
 come se con presunzione volesse domarlo
 avrò sempre un luminoso incendio da ricordare
 ed è questo che farà si
 che la tua fiamma non si spegnerà
 mai
 (© 
              Luca Codurelli -Tutti i diritti riservati) (invia 
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              manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
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 TRAGEDIA Adesso 
              o mai più!Vola cazzo vola!
 Come 
              un'ape mostrodi fiore in fiore
 creando danno
 con la tragedia nella tua testa
 tragico dentro e fuori
 creatore di libertà
 liberticida di te stesso
 Vola, vola forte!
 Pensi di avere tutto questo tempo
 Io non ce l'ho cazzo
 non ce l'ho
 Sarete sorpresi anche voi
 per la medesima causa:
 l'imperfetto umano
 che ci trascina in un tragico vortice
 danzando 
              la gloria di meabbandonando la lussuria
 (©Luca 
              Codurelli -Tutti i diritti riservati) (invia 
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              manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
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 Scampanio 
              inopportuno L'imbarazzo 
              dello scrivere in silenzioIl disagio di un'indecisione
 Ho solo perso qualche momento
 nell'attesa di un lampo di sole
 Ho solo atteso che il cuore rinfrancasse
 quest'assolo di lacrime e tremore
 Vorrei soltanto appendere la sera alla
 solitudine dei pensieri innevati di
 lutti e velluti sottili, leggeri di piume
 rovesce e scandite dal tempo asciutto
 nella notte che cammina lenta lungo i fianchi
 del mio rimorso di vita spessa e amara
 scontati gli epigoni, rincresce l'atto
 un folle senso, assapora così la fine
 della nostra morsa a corpi stretti, addomesticati
 al sonno condiviso, nel tepore dell'inverno,
 radioso tremore infernale dei tasti macinati
 in fretta, come il pensiero, così fugge
 il rimorso colpevole di non dirsi quando
 il quieto vivere, le lacrime del giorno sereno
 la notte sudicia di buoni consigli, come la fatica
 il sudore pudico dello scrivere
 solitario e pensoso
 E 
              bramo parole e fermenti di vita nell'animo oscenoE aspetto l'ardire delle scatole vuote, rovesce sui tavoli
 Smessi dei nostri silenzi, ch'evaporano il soave azzurro
 Tra i cuscini smossi del divano e l'abete regale del natale
 Voglio tornare a morire le viole
 Voglio tornare a spremere l'odore acre della terra nei petali strappati
 Quando un tempo uccidevo tenere violette, tra l'erbe del cordolo 
              grigio,
 e piangevo l'oscenità del vivere mio sottile, come giunco 
              piegato al tenero
 rullare del vento improvviso, improvvido e mendace
 ho scartato 
              il mio natale
 lucente di carte e nastrini
 sorrisi e 
              sonni, carezze e mattini
 Ho scartato il mio natale
 impaziente di vivere i ritmi folli
 della notte in corsa
 per la fine
 del mondo.
 (©Adele 
              Pedroncelli - Tutti i diritti riservati) (invia 
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 Ruggire Uno 
              stormo di starne stafrastagliato di trame
 stranamente ruggendo al tramonto
 e mentre le guardo, striate
 starnazzo, starnuto,
 stupisco e trapasso
 tre istanti
 tre ore
 tre sogni può darsi
 o tre Tigri?
 mi siedo sul letto e trasudo perplesso
 una truce stranezza
 tradita dall'alba
 mi coglie a contare
 tre dita per tre
 ripeto tre tigri
 che contro tre tigri
 stranamente striate
 sul filo del sole,
 sul trono del giorno
 starnazzan di già.
 "E lo stormo di starne che fa?"
 mi domando stranito.
 "Ruggisce al tramonto, ma solo tre volte"
 rispondo in un solo ruggito.
 "Di più non si sa?"
 "Di più non si può. Ruggire".
 ( 
              © 
              Javier 
              Guado - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
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 Delirio di luce nuda,
 in te la fiamma oscura e spira!
 Sul 
              piano di questa vogliail cieco incenso che si frange,
 di forma sciolta
 che si disfuma e sfila.
 Delirio 
              di luce nuda,in te la fiamma oscura e spira.
 Notte, 
              perduta notte!Cantiamo e moriamo
 l'ultima volta ancora!
 Ah, 
              ho reso tutto! Tutto quanto è disteso
 come un fraterno orrore.
 Declina 
              il fasto la tua fronte in fuga.
 Entro 
              il sereno sonno che ti copre
 diamanti estratti
 da un inflitto volo.
 Delirio 
              di luce nuda,in te la fiamma oscura e spira.
 Dei 
              vasti lumiche riversa il giorno
 non teme il conto
 il tuo perfetto chiuso.
 Come 
              in un orizzonte, teso tra cieli esausti,
 cadono vastamente
 soli profondi ed ira,
 così questo silenzio,
 avvolto della tua forma,
 cade perdutamente
 in sangue
 che estratto gira.
 Delirio 
              di luce nuda,in te la fiamma oscura e spira.
 ( 
              © 
              Antonio 
              Torre - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
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 IL 
              PRIMO UOMO ti 
              ho vistoeri gobbo e goffo
 ripiegato su una speranza che non hai
 parole che non conosci
 ho cercato in me la tenerezza
 ma non è venuta
 ti ho visto
 e potevi essere chiunque
 eppure, non lo sei
 ti ho visto
 stonato e storto
 tra le pieghe della vita che hai vissuto
 bravo, te la sei goduta
 è un fatto
 non conosco i tuoi pensieri
 nemmeno so se sei capace di averne
 ti ho visto
 camminavi solo
 e solamente camminavi
 sempre
 un po' più lontano
 
 la cosa buffa, infine,
 è l'occhio di mia madre
 a scorgerti
 senza di lei, di te,
 non avrei mai visto niente
 ma non cercarti l'ennesimo alibi
 è con gli occhi miei che io ti guardo
 
 di tutte le cose che potevi essere
 più di ogni altra
 ti avrei voluto
 semplicemente
 sincero
 ti ho visto
 mi chiedevi di uccidere
 il tuo carnefice
 ho solo pensato
 che tu sei stato il mio
 
 NON IO
 ( 
              © 
              Giorgia 
              Monti - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
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 FUORI 
              SINCRONO
 Fa paura la vita che si sgrana
 riversata in un film
 a sonoro fuori sincrono
 
 bande strette su rumori di fondo
 fruscii
 stropicciature di voci
 in play-back disordinati
 ondulazioni spezzate da sbiechi
 
 e fra gli scardini del moto
 il balzo improvviso
 di inquadrature compensative
 che svicolano consce dell'improbabile happy end
 ( 
              ©Carla 
              Paolini - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
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 QUALCOSA 
              DI MIELE E CLOROFILLA Qualcosa 
              nel tuo corpo m'agitacome una mezza verità
 un colore obliquo
 una canzone sorda.
 Qualcosa nel tuo corpo mi riporta
 un senso smarrito
 una forza forte
 un'aria sospesa.
 Qualcosa nel tuo corpo mi garantisce
 che sei solo
 mentre io tremo della tua stessa estraneità.
 E' un corpo bello, il tuo, come se fosse nudo
 e per niente vigile e un po' austero.
 Un'acerbità senza l'audacia.
 Qualcosa da scolpire come se fosse neve.
 Da annusare come se fosse fango
 e muschio e clorofilla.
 Da leccare come una chantilly
 in una terra di finite meraviglie.
 Qualcosa nel tuo corpo mi rimanda
 qualcosa del mio
 paralizzandomi come rocuronio.
 Qualcosa nel tuo corpo mi dice
 di un fuori rotta
 e un destino che è andato maledettamente perduto.
 Sobrietà e piedi per terra.
 Pragmatismo e responsabilità
 e fammi il piacere più in fretta!
 A.A.A. paio di belle scarpe cercasi
 nuove fiammanti
 sotto lo sguardo di una luna a metà
 lucente di brividi e uno sforzo sovrumano di precarietà
 per picchiettare col tacco
 su un blocco di travertino usato.
 Scivolare nell'impossibilità
 e farne un gioco premiato.
 Se questo sonno venisse più spesso,
 più spesso io saprei dirti chi sono.
 Magico e incatenato momento
 di nullità e nullessenza
 pulsante di fiocchi d'avena
 e un petalo viola.
 Dentro di me spirito che non vola
 e s'impenna di quando in quando
 solo morendo.
 Lo strascico lungo della mia ininterrotta posa
 e il salto infame al di là del regno della scusa.
 Parole senza sostegno naviganti nel blu
 della mia arteria principale.
 Oh se questo sonno venisse più spesso
 e mi cogliesse ancora com'ero prima!
 E tu? Tu che faresti?
 Che faresti così nudo e solo
 nella tormentosa tormenta di luce sguaiata?
 Che faresti di quella tua spalla larga
 che riflette un buio non spento?
 Girovago della vita senza sapere dove trovarla.
 Come fuori questo vento che sento
 senza che si faccia mai prendere.
 Bene, nella tua fantastica poesia sporca,
 nella buona e cattiva sorte del tuo santo ipocrita e giustiziere,
 tu non mi venderesti mai ad un altro
 né mai saresti capace
 di tenermi a te con mossa d'anguilla.
 Che me ne faccio del tuo corpo io
 se non per sognarlo ancora?
 Vorrei toccarlo di più sotto la larga camicia
 di tutte le volte.
 Qualcosa nel tuo corpo si spreme in automatico
 in un miele un po' rancido
 mentre tu ignori
 che io ne berrei come se fosse linfa.
 ( 
              © 
              Giorgia 
              Monti - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
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 IL 
              PASSO DI MIO PADRE Il 
              passo di mio padre è leggero e ticchettante
 L'avampiede accompagna
 il labbro recitante
 la tenace considerazione avversa.
 Viene 
              giù dalle scale percorse mille istanti
 coi carichi pesanti
 della vita.
 Il 
              passo di mio padre si distingue
 è riservato e sobrio,
 così diverso dal suo ciarlare
 inutile ed ossesso ma,
 adesso,
 è così strano
 udirlo
 discendere veloce,
 passare lieve dietro la mia porta
 io non mi sono sporta
 non ne ho avuto il coraggio
 quel semplice passaggio
 che mi ha lasciata attonita
 e sfinita
 non parla più di vita
 ma d'illusione uditiva
 di un'anima che origlia
 di quello che paventa e aborra
 questa tua martoriata figlia.
 Volerti 
              e non volerti adesso è strano
 e sapere che scegliere è impossibile
 e dalla mente tenerti
 ben lontano
 per rendere il mio giorno più vivibile.
 Ti 
              prego, fa di più ora che puoiora che niente impedisce il sentimento,
 ora che è chiaro quello che non vuoi
 ora che appare assurdo il pentimento.
 E' 
              strano alzare gli occhi per parlarticaptarti e non sapere come.
 E' strano venire qui a pregarti
 e sulla tomba leggere il tuo nome
 Sei 
              morto, morto, morto e morto ancora!E morirai ogni giorno ed ogni istante
 non servirà, adesso come allora,
 relegarti in un pensiero vacillante.
 Ti 
              prego fa di più di quello che hai mai fatto
 non passarmi solo accanto
 pietrificandomi al tatto.
 Sopporterò 
              la prova dell'attesa tua infinita,potevi far di più che darmi la tua vita.
 ( 
              © 
              Manola 
              Pieruccioni - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
 DA 
              EST A WEST
 ci ho messo un metro e sessantuno di vita,
 che vuol dire eterno come la mia circonferenza,
 per sapere quello che già sapevo
 e la cosa non mi rende poi tanto allegra
 da anni convivo con le tue parole
 anche se tu mi hai dato per persa
 ed era vero
 mi hai sempre vista
 senza nemmeno dover vedere
 e a me faceva un gran bene
 e ora mi manchi come manco a me stessa che sono qui
 un metro e sessantuno che ci sto
 e sembra uno scherzo
 
 ho accomodato un genio alla mia tavola una volta
 gli offrii fulmine, fumo, pane, sugo e arrosto
 più qualche cosa da bere per andare in scioltezza
 fu così, per conoscenza, che mi mostrò la sua lampada
 bella, lucida, trasparente e vera che la mia bocca
 si colmò subito di desideri e dalle mie labbra piovvero
 farfalle e aerei che si spararono in ogni direzione
 visto che non ne avevano nessuna
 da est a west
 attraverso il tropico degli accidenti
 oltre il triangolo delle mie mutande
 aspirammo il calumet della voglia e ci scambiammo la lingua
 non successe niente fra noi
 giusto il gusto della sapienza
 poi lampada e genio sgasarono via su una jeep d'annata
 ed io ho lavato il bicchiere vuoto sotto un'acqua fredda
 
 ho sempre pensato che prima dell'amore ci fosse il sesso
 poi i pensieri si confondono e se hai fortuna
 tutto diventa una cosa sola, ma anche nessuna cosa
 e funziona lo stesso
 se mi vedi ancora
 c'è un metro e sessantuno di capelli neri
 e questa bocca che proprio non ce la fa a starsene zitta
 e mi fa un gran bene lasciarla aperta alla sapidità che non 
              è mai troppa
 volevo dirti che me l'ha insegnato un genio, alla mia tavola, una 
              volta
 eppure, giuro, lo sapevo già da un mucchio di tempo
 ( 
              © 
              Giorgia 
              Monti - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
 COME 
              SENZA io 
              cerco l'armoniatu trovi il dispetto
 schiavo libero di indicare sempre l'errore
 non ti disinfesti dall'ombra
 che porti ricamata dentro
 altorilievo di un gioco che ti ha bruciato
 e si vede
 ho chiare lettere digitate sul petto
 i n s o p p o r t a z i o n e
 circolo vizioso dell'inappetenza
 che estingue senza lamento
 così poca fortuna
 così poco
 
 e se io non lo meritassi?
 se ci fosse davvero dietro l'angolo
 quell'orma sporca e selvaggia
 che mi scalpita in vena?
 e se mi bastasse per vivere ancora?
 come un foglio bianco
 come questa boccata di fumo pregno
 come l'assenzio che precipita la sua essenza
 come l'assenza
 come senza
 reset
 
 la stessa luce del giorno prima
 i piedi in tutte le scarpe
 la fine dei tempi morti
 il cuore in altalena
 il vento al principio di ogni stagione
 un destro al perpetuo ché si dia una mossa
 
 se ci sei, ti dico,
 se ci sei batti un colpo
 ( 
              © 
              Giorgia 
              Monti - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
 TRANSUMANZA Sverno
 Dove l'ultimo spicchio di sole
 Riscalda il mio vagare lento,
 errando
 per valli riesumate dal ricordo
 dov'ero agnello dal morbido riccio
 inconsapevole e felice d'andare.
 Ho speso tante estati nella piana,
 raggi feroci incendiavano il vello robusto,
 incenerivano i ricordi,
 ubriacavano gli occhi opachi.
 E ora, questa transumanza,
 m'offende il cuore, m'incatena.
 Devo seguire il gregge,
 anche se non è più lo stesso.
 Da tempo ho perduto compagni,
 li ho visti morire distratti,
 anelando al greto mellifluo,
 annegando nel ruscello violento,
 alcuni sbranati dai lupi.
 Li ho visti afferrare da mani rapaci,
 li ho riconosciuti dai belati invocanti,
 dall'odore acre dell' arrosto.
 Altri ho perduto di vista, ombre vaghe.
 Poi si sono aggregati i nuovi di cuore,
 sgambettavano ignari, felici
 nell'aria pungente, prima del fuoco.
 Hanno brucato anche loro l'erba avvelenata,
 trovato ristoro nella fonte indigesta,
 molti sono scomparsi nella grande vallata.
 Segno il passo, imperterrito,
 tra un vagito e un allegro belato,
 facendo il pieno di soli e di lune,
 col capo chino e il passo allineato.
 Non andrò,
 questa volta a svernare,
 rimarrò qui, solo, ad aspettare
 nuovi cuori a farmi compagnia,
 freschi ruscelli a dissetare la mia sete antica,
 tiepidi raggi a riscaldare
 questa carcassa stanca d'andare.
 ( 
              © 
              Lucia 
              Sallustio - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
 FRAMMENTO Dèi leggeri dalle gambe nude,
 dalla facile vita estiva.
 Ti lascio con loro.
 La febbre sparisce e intanto
 gli occhi risalgono dal buio.
 Non cadrò anchio nellerba,
 non cercherò le sue canzoni.
 Ti lascio con loro.
 E non posso guardare il passato
 senza tremare.
 E lo straccio che stringo è soltanto
 uno straccio.
 ( 
              © 
              Giulia 
              Sarli - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
 (La 
              poesia della settimana) Lezione 
              di canto Alla 
              lezione di cantoparlava
 dell'aria e del suono
 che ne deve uscire
 come liberato
 primigenio e riscoperto.
 Ognuno di noi
 ha una voce incatenata
 in qualche posto che
 non vuole o può
 uscire fuori.
 Il respiro passa
 inconsciamente continua
 ma non sappiamo riconoscerne
 il tragitto, il percorso.
 Dove risuona
 il nostro respiro
 è partorita la nostra voce
 e non c'è miracolo o scienza
 capace di fecondare
 ma solo miracolo della carne
 scienza dello spazio fisico
 estasi dell'aria
 che viene suono.
 Possiamo andare sorridenti
 verso la luna e i pianeti
 possiamo curare malattie
 virus forti e combattenti
 possiamo anche
 erigere monumenti
 per esaltare la gloria
 l'identità nazionale
 per sentirci più popolo
 meno soli più solidali
 possiamo fare tutto
 scoprire sempre
 nuove informazioni
 passarle agli altri
 essendo piccoli messia
 della rete
 informatica.
 Possiamo forse amare il prossimo
 ed esserne convinti
 soffrire per i dolori altrui
 o fingere di farlo
 possiamo incontrare nuove persone
 in poco tempo in tutto il globo
 con un aereo viaggiare
 e solcare gli oceani
 esplorare i cieli.
 Grazie a tecniche
 all'avanguardia
 ci è dato sapere
 quello che accade
 quotidianamente
 sotto le acque all'interno dei mari.
 Con le vivisezioni
 impariamo
 la vita
 e impariamo
 la morte
 per provare a sconfiggerla
 piccoli messia.
 Non sappiamo ancora
 ritornare bambini
 dare forma al respiro
 guidarlo e condurlo
 nei posti più semplici
 che fan parte di noi
 ma che non conosciamo.
 Come piccoli messia
 non ci danno sicurezza
 le croci
 e i sepolcri non ci conterranno
 mai
 ma non abbiamo paradisi
 o sedie alla destra del padre.
 non siamo adatti
 a riposare nel sacro
 noi
 che non conosciamo il respiro
 che non sappiamo
 farlo
 cantare.
 
 ( 
              © 
              Nicola 
              Lotto - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
 (La 
              poesia della settimana) La 
              fragilità sopravvive all'eterno Ci 
              sono mura di silenzio che arretrano alle spalleDei miei soliloqui quando il sole ha singulti di cristalli erosi 
              dal tempo
 Il sabato del mio mattino
 La chitarra elettrica respira un sorriso andato
 Con il cancro del mio amore incestuoso, impasto di lacrime e terra
 Cemento, riciclaggio di fiori appassiti.
 Non mi rassegno all'evolvere dei bouquet ricevuti.
 Li osservo seccare, evapora l'anima del loro dolore, attraverso 
              lo spessore dei giorni.
 Ne conservo il tiepido colore, fino alle briciole di una consistenza 
              possibile.
 Ho la tenerezza di un bouquet appassito, l'aspetto d'un petalo ch'è 
              polvere, dissolvenza di fibre e colore.
 Li conservo per anni, a dispetto del tempo, la fragilità 
              sopravvive all'eterno.
 Qualcuno muore, qualcuno ritorna, sono voli d'angelo le nostre paure.
 Quante illuminazioni perse nel retaggio della mia indolenza,
 nel dubbio della dimenticanza, le nubi tradite dall'incerto spendersi 
              d'un raggio di sole
 mutate nel vago singulto d'un vento assassino
 viaggiano ancora tra le folaghe scure
 e le canne del fiume viola.
 Alle spalle del giorno lo sguardo
 a lutto
 delle montagne.
 ( 
              ©Adele 
              Pedroncelli - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
 (La 
              poesia della settimana) Ali 
              di sogno  Batti 
              la testae sanguina ancora
 quando riprendi
 la tua corsa
 verso una felicità
 intravista,
 rumori 
              assordantisulla strada sottostante
 non ti impediscono
 di gustare
 il fuoco rosso
 del tramonto,
 rimuovi le scorie
 di un vivere malsano,
 abbandona le cose
 che solo cose sono
 e veglia prudente
 sui tuoi ideali,
 se 
              senti una scossanon la ignorare
 e se sprofondi
 in un sorriso
 non ti vergognare.
 Di tutto ciò
 la vita si nutre,
 rinascere e morire
 può sempre capitare,
 niente è precluso
 a chi sa sognare.
 ( 
              © 
              Imada 
              Vola - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
 (La 
              poesia della settimana) QUIETO 
              VIVERE Quieto 
              vivere quietoio so di te e dei tuoi voli in discesa
 del tuo sole senza luce
 del tuo vento senza aria
 Quieto vivere quieto
 il frullo del passero
 è passato
 e non te ne sei accorto
 Allegro a impagliare
 il suono
 placido a spezzare
 il ballo
 Tutto quel mare inutile
 a sbattere sulla tua riva di catrame
 Tutto quel mare eterno
 in una lingua salata
 Era pace era bellezza
 era l'orizzonte limpido
 di una giornata pura
 e tu lì a starnutire
 Quieto vivere quieto
 mi sei apparso candido
 e ti ho creduto
 poi ho conosciuto il colore
 che ha sconfessato le tue facili certezze
 Ho rimpianto qualcosa che ho visto
 e che non esiste
 e domandato il perché per ogni cosa
 e tu mi hai risposto
 col fondo di un bicchiere vuoto
 Quieto vivere quieto
 io so di te e delle tue gambe strette
 della tua faccia da poster
 della tua bocca asciutta
 del tuo pane senza fame
 Eri buono nella mia immagine
 ma io sono astigmatica
 ( 
              © 
              Giorgia 
              Monti - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
 ASSIETTATE
 Quando 
              l'ho visto aveva i pantaloni bianchie una fame gialla.
 Il suo petto fibrillava di poco
 sotto la pompa di un cuore distratto.
 Incerto ingenuo inadatto inconsapevole.
 Gli dissi: non avere paura del tuo stesso sangue.
 E così, crollando dalle gambe, si raccattò fra le 
              sue lacrime.
 Quando 
              l'ho visto aveva i pantaloni bianchi.I muscoli bianchi, le vene bianche, un ghigno bianco
 e mani nere.
 Le sue narici spruzzavano chiodi
 e dalle orecchie gli cadevano parole orizzontali.
 Ansante angosciato annaspante anoressico.
 Non pensai ci fosse qualcosa da dire.
 Non aveva bisogno di niente.
 Quando 
              l'ho visto aveva i pantaloni bianchie una tuba di cera.
 Una vestaglia di pecora
 e un rossetto rosso.
 Vaporoso vaticinante vagheggiante valente.
 Parlava francese e napoletano.
 Mi disse: assiettate e asseyez vous!
 E io, su un piede solo, seminai viole e tulipani.
 ( 
              © 
              Giorgia 
              Monti - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
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 (La 
              poesia della settimana) PREGO 
               Quanto 
              godo quando tutto prende una direzione storta Quando il cielo minaccia pioggia
 Io 
              ho bisogno di cadere perché è troppo bello risalire 
              Solo e solamente io, ho bisogno di soffrire
 Sentire il battito del mio cuore morire
 Dall'essere 
              umiliatoDieci, cento, mille volte prego, come una merda, di essere calpestato
 Silenziosamente mentre gli altri dormono io vengo svegliato
 Dalla luce di un sole oscuro
 La fonte è il mio vissuto.
 Quanto 
              godo quando un macigno si stacca dalla montagna colpendo ogni mia 
              speranza Quando sta per tornare l'era della decadenza
 Quando l'abitudine all'apparenza si allontana mestamente
 Quando ciò che intendono per felicità
 Riconosco essere solo un'eredità che non mi appartiene.
 
 E posso annusare il suo arrivo
 Dell'ombra nera che mi sta per coprire
 Della solitudine che diventa compagna
 Per porgere la sua spalla
 Ed aiuta a non far svanire pensieri che provengono da chissà 
              dove
 Che trovano, insieme a me, sfogo nelle scritte parole.
 Non 
              posso permettermi di non approfittare di tanto funesto dolore Di una rabbia che in me non muore, di questo odio senza amore
 La luce dell'ispirazione è di una candela vecchia di mio 
              nonno
 che ha troppi anni per chiedergli di rimanere accesa
 Lei è lì per me ed illumina il mio foglio
 Devo fare in fretta per godere di quei brevi momenti che mi regalano 
              un po' di orgoglio
 Come 
              un fulmine che mi elettrizza Come il Piave che straripa
 Io trovo piacere nelle mie futili certezze che getto in fondo ad 
              un fosso
 Liberandomi da quelle influenze che il mio corpo.intossicano.
 Quando 
              tutto è grigio, sporco e malodorante ritrovo me stesso E per quanto possa rinnegare il mio posto al manicomio
 Di cambiare non c'è verso.
 Un 
              bisogno di infognarsi in ogni genere di catastrofePer dare forma alla mia vita, altresì un assenteismo ingiustificato.
 Per 
              scovare quella parte di me celata dietro un cielo azzurro,lassù dove le idee raggiungono vette inacessibili
 Orizzonti invisibili
 all'occhio nudo di chi ha un percorso beato privo di irti ostacoli
 O che hanno conflitti programmati
 Io 
              do una valida motivazione Alla spasmodica personale ricerca di ogni forma di emozione
 Ribellarsi 
              a ciò che è facile ed anche ragionevole Non è che voglia fare il diverso per una mia perversione
 Ma io sono dominato da una forza avvulsa alla noia
 Più incline all'eterna insoddisfazione.
 Ad 
              questa forma di maledizione non c'è genere di clonazione 
              Che possa far capire all'altro il mio perverso bisogno
 Di trovare gusto a fare lo schiavo del padrone.
 Ecco 
              che allora scatta la mia assurda involuzione La mia mano trema e non si ferma
 Il bianco del mio foglio viene riempito di parole
 È nero il sangue che esce dal mio cuore
 E' 
              il dolore e la rabbia che si libera dell'atomo Una bomba nucleare che esplode
 E che fa "tabula rasa" di tutto quello che non serve alla 
              mia invenzione.
 Ed 
              è solo in quel momento che capisco perché scrivere 
              è meglio dell'amore. 
 ( 
              © 
              Gianluigi 
              Miani - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
 (La 
              poesia della settimana) SUITE 
              PER CONTRABBASSO SOLOIspirata da e dedicata a Roberto Bartoli - Casa del cuculo
 Una luce
 un albero
 uno stato di grazia.
 Lo strumento
 ha curve da femmina
 e lui
 è uomo di garbo.
 L' abbraccia
 la stringe
 la tiene col petto.
 Le mani che sanno
 le corde che tremano
 il respiro che tace.
 Uniti in un alito
 svuotano il tempo.
 Rotola un brivido.
 Poi l'aria s'accomoda.
 Da sopra le stelle
 sente calda la terra.
 La fede al suo dito
 come un jazz di speranza.
 Un tono sincero
 una nota leggera
 e l'erba più umida.
 Qualcosa che accade
 col senso di eterno.
 E tu che sei niente
 adesso
 sei musica.
 
 ( 
              © 
              Giorgia 
              Monti - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
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              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
 (La 
              poesia della settimana) era 
              l'anno nuovodi baci e di parole
 di sospiri di vento
 e sorrisi a trancio di luna
 ebete stranita curiosa
 spenta solo nella luce
 che non è la sua
 era un tocco che non ti aspetti
 una risata incline
 un solleticar di pancia molle
 fiera della sua espansione liquida
 era questo respiro incredulo
 di fretta di ritorno
 di voglia e di incertezza
 e chissenefrega
 eri tu nella piega della pelle
 nel profumo di quel che non si afferra
 ed eri bello e candido
 come nella prima volta
 era un grido poi un riflesso
 di pensieri di illusioni
 e ancora una speranza
 ti affogo bene bene
 che tu non abbia da parlare
 a voce alta
 stai lì, sotto
 che sembri morto
 mentre io ti porto in spalla
 
 una mano sulla coscia
 tutta l'elevazione possibile
 fino a toccare terra
 ( 
              © 
              Giorgia 
              Monti - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
 (La 
              poesia della settimana)
 Come 
              bocca di pesce i pensieriCome fili di lama i sorrisi
 Come acqua di cascata gli equilibri
 Sei in grado di reggere il raggio del sole?
 Morso di cancrena sottile
 Crepa sul lago ghiacciato
 Ho una stanchezza antica
 unghie nere e un'aria sfatta
 gravida come cavalla
 Dialogo interiore e poi si muore
 Sempre all'ombra della tua assenza
 suoni vuoto come un fiasco
 dopo nessuna festa
 Volevo raccontarti la musica
 nel mezzo di un prato
 ma sono rotolata in un fosso
 Solo nuvole, stelle e, a tratti, la luna
 in una stessità senza profumo
 e senza gloria
 Tesa la pelle di tamburo
 muove i passi
 di una circostanza astratta
 dove incontare la mia faccia
 mette paura
 Come bolla di sapone il respiro
 Come il freddo di un tempio
 vuoto di ogni dio
 Come gomitolo di polvere all'angolo
 lì sto io
 a sporcarti l'anima
 Ma tu ti svegli stiracchiandoti alla finestra
 e con uno sbadiglio hai già chiuso la porta
 Ma era l'ora sbagliata
 finché poi ho smesso di rincorrerti
 e il mio miraggio si è spento dentro al tuo
 Cammino bene da sola
 e voglio che tu sappia
 che la luce di questa mattina
 è tutta roba mia
 ( 
              © 
              Giorgia 
              Monti - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
 (La 
              poesia della settimana) LA 
              VITA ALLA GOCCIA ti 
              parlo di panciacome fossi il mio io zingaro e forestiero
 chi sei che io amo?
 riflesso di onnipotenza o pura verità soltanto vera?
 chi sono io? ballerina di un tempo in punta su sogni costanti
 freddo poi fame poi brivido
 e tremito e fremito e gemito
 scalza sui vetri in ginocchio su braci
 nuda nel vento che c'era anche allora in un'altra stagione
 piena piena piena
 come il sole rigonfio d'arancio
 che affoga in un mare di cubi di ghiaccio
 come una luna chiara grassa e bassa
 che tendi la mano a vuoto nell'aria
 le ali hanno smarrito il grido dell'aquila
 e non era cera, non era cera!
 la terra non è sfera, ma di corallo
 poi ci sono fiumi, pietra e io di cristallo
 mi piace la notte insidiosa
 l'amore nel pozzo
 la vita alla goccia
 appoggio il bicchiere adesso
 la gola che brucia e una spina in un occhio
 aspetto il sapore a riempirmi la bocca
 mi lecco le labbra
 ... di solito è casa, qualche volta, stupore
 ( 
              © 
              Giorgia 
              Monti - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
 (La 
              poesia della settimana) mi 
              hanno fotografatopesato misurato
 schedato registrato intervistato
 scordati 
              il passatoè come nascere di nuovo
 il 
              caldo è un segnaleun salto di continente
 la 
              realtà pertinentesono spine ricurve
 sono uova minuscole
 embrioni di futuro
 anche 
              l'ombraè schiacciata lavata
 i 
              ricordi corrosievaporano
 è 
              tensione di vaporequella che altri
 chiamano
 metempsicosi. ( 
              ©Tommaso 
              Cioni - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
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 (La 
              poesia della settimana)
 Lontano 
              dai paraventi Ho 
              spento una luceBrucato l'ombra della tela
 Sorriso, appesa al tuo giuoco
 E concluso, aperta
 Ai tuoi dinieghi, il concerto delle
 Dita nel silenzio, alla mia maniera
 Assonnata
 Estranea 
              ai tuoi lamentiL'anima mia lapida i confini.
 E 
              dentro la trincea dei miei desertiRespiro assorta la fatica, la bonaccia
 le parole assolte, spente
 tavole consunte
 Sui palmi aperti dell'attesa.
 Sono 
              albicoccheQueste parole di rosa
 Languore, il sapore, l'impasto
 Tenero e lieve, il suono
 Dolce di uno spigolo di luce
 Il filo di uno sguardo senza voce
 Sono frustate di limo e sangue
 Stridori di luce altera
 Fragori di risa nel silenzio
 Rincorse di spettri randagi
 Folate di sciabole al vento.
 ( 
              ©Adele 
              Pedroncelli - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
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 (La 
              poesia della settimana) ELETTRA Ho 
              il tuo profumo dolcesulle dita mentre
 la luna piena bolle
 fumo di nuvole bianche
 nel cielo notturno e la strada
 che corre riflette
 luci gialle catarifrangenti e penso
 a Te che custodisci fra le gambe
 la prelibata meta
 di ogni mio quotidiano,
 goloso percorso
 ( 
              © 
              Javier 
              Guado - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
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              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
 (La 
              poesia della settimana) cade 
              morbidoil suono del piano
 nel mio abbandono
 di sangue caldo
 e nervi tesi,
 non troppo lontano
 non troppo vicino
 Cage
 cade
 si adagia alle curve
 note d'acqua
 ed occhi chiusi,
 sarà alla fine
 nell'ultimo dito
 stremato come ora
 sarà il cadere
 ultimo
 sospeso
 mai ultimo
 mai finito,
 non esiste fine
 chino sul prato
 odore d'estate
 e il suono del piano
 cade
 e ancora con Cage
 cado,
 il suono del mio soffio
 cade
 con Cage
 morbido
 come sono
 come sono stato.
 ( 
              © 
              Giuseppe Sanna  
              - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
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 (La 
              poesia della settimana)
 
 Come 
              sono bravo a cadereadesso sono un tuttuno con la morte
 e tu
 la mia alleata perfetta
 
 come sono bravo a calarmi
 nei sotterranei dell'odio
 angelo dalla sottana nera
 consegnami la tua infernale benedizione
 
 come sono splendidi i tuoi occhi
 che mirano a profanare il mio ventre
 che mi condannano a morte
 che mi proteggono.
 
 ( 
              ©Pierangelo 
              Affanni  
              - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
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 (La 
              poesia della settimana) La 
              croce a me dovuta 
 Preferisco impazzire
 che vivere una seconda volta.
 Evito di calpestare i fiori,
 gioco a bocce con i miei occhi.
 Mi nutro di carta straccia
 inchiostrata da un alcolizzato.
 Amo una donna come il mio secondo giorno di vita,
 sono un perfetto gentleman,
 sono un perfetto idiota.
 Faccio sempre tardi a lavoro,
 sarò un barbone coi fiocchi.
 Non ho mai salvato una vita,
 neanche la mia.
 Ho lo sguardo rivolto verso il vuoto
 davanti a uno specchio,
 un giorno sarò pelle e ossa
 attaccati con lo scotch,
 intanto accumulo grassi
 in attesa che il peggio si presenti,
 mentre l'esercito del nulla
 scava la sua trincea e guadagna altri
 quattro metri
 io
 stacco un pezzo di cielo azzurro
 e lo mando affanculo.
 
 ( 
              ©Vincenzo 
              Blanco - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
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              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
 (La 
              poesia della settimana) Lacrima, 
              la notte, un sogno
 Sfilo 
              le parolenella traccia
 di un grido
 che disconosco
 Ho solo un velo
 di note
 sulla pelle
 il grido rosso del tango
 richiamo di sangue e fervore
 calze sciolte
 fra i nodi dell'attesa.
 Nella lacrima della notte
 il pensiero si dipana
 l'aria si fa voce
 e nella radura
 dell'anima nuda
 muove le dita
 lenta, ad articolare
 un battito di luce
 Così
 chiudo gli occhi
 sul biondo filo
 azzurro della sua
 giovane impazienza
 e rassegno
 la mia persuasione
 alla vita
 ( 
              ©Adele 
              Pedroncelli - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
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              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
 (La 
              poesia della settimana) FIN 
              QUI Un 
              trancio d'arcobaleno si è agganciato alla luna.In mezzo al blu torvo, non te lo spieghi.
 Un passo indietro, cerchi il tuo bandolo.
 Vita sazia, spregiudicata.
 Hai pensato: eccomi.
 Ma non eri.
 Disciolta, la tua fame non ha più sapore.
 Castelli su di te come ghirlande ai tropici.
 Eppure, non c'eri.
 Ti credevi fiamma e oro e brillanti
 e, qualche volta, erba secca.
 Ti credevi luce e missione.
 Sei dado.
 Giro di carte senza figure.
 Mano morta.
 Da lontano, da molto lontano,
 fin qui.
 Lucidamente fai surf sulle vette
 giocoliere impeccabile
 sopra il mare che bolle.
 Hai chinato, un po', la testa di lato.
 Ti sembra possibile?
 ( 
              © 
              Giorgia 
              Monti - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
 (La 
              poesia della settimana) Lombra negativo 
              di me mio vuotoin proiezione mi copia con inediti
 profili tagliati nella luce - se dal
 di fuori la spiassi mi direi sono
 io quello?
 pulviscolare ha i contorni
 del sogno e i suoi fòsfeni
 si spezzetta se riflessa inafferrabile
 fantoccio mi diventa
 pure mio vuoto mia metà
 che estinta con l'ultima sua luce
 rientrerà nel corpo-contenitore
 unificata con la terra - senza un grido
 tutt'uno con la morte -
 senza perché - solo ombra
 ( 
              © 
              Felice 
              Serino - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
 (La 
              poesia della settimana) A 
              Dino Campana
 Il vento spaventa di risposte
 I miei consigli ripetuti
 Alle ore vuote di questo sole
 Prosaico di novembre
 Passi affaticati nella notte
 Di un giorno che, a stento,
 Sveglia le colline
 Morte sui clivi boscosi
 Sugli argini ombrosi
 Nelle nebbie pallide e azzurrine
 Coltri farinose e densi vapori fluviali
 Che spaventose imprese di notti confuse
 Circondano i crepuscoli sbiaditi
 Del sole in divenire, addio,
 Al dio del mare che sprofonda
 Il denso azzurro di un liquido
 Ombreggiare
 Cautamente allontano
 Per non frangere flutti impetuosi
 Porcellane di bambole pallide
 Di rosa mani dipinte
 Porcellane di mani sbiancate
 Di smalti trafitti
 Anni di ardori, dolori, pallori
 Fragilità a perire, folle Dino, a inveire
 Rabbie da urlare, Dino
 Che dolce impaurire
 Di furie incomprese
 compresse
 Denso batte
 Nella notte
 Sento i passi
 Che botte
 Sento e perdo
 I pensieri
 Nelle fughe di un lontano arpeggiare
 Le corde dei timpani appesi
 Le chiese rinchiuse di cere
 Le voci dei pazzi a sfinire
 Fragile anima a rotti di agire
 Sfinimento di sensi
 Di parvenze assopite
 Nei luoghi comuni dei monti, dei fiumi, dei prati, dei mari
 Di fughe, onde, braccia, ponti, strade, notti, luci
 Anime stanate
 ( 
              ©Adele 
              Pedroncelli - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
 (La 
              poesia della settimana) 
               Ai 
              Poeti alla finestra Cadranno 
              uno ad unoi vostri sogni
 dentro pregiudizi ritagliati
 su misura
 avamposti della vostra paura.
 E 
              faranno rumorealzando nuvole di polvere
 e di idee claudicanti.
 Voi 
              bulimici della parolache vi arrampicate sui versi
 per scivolare nei deja-vue
 di una poesia anoressica.
 Voi 
              che dondolatefra i teorici della giustizia divina
 ed i pratici della giustizia sommaria.
 Voi 
              che masticate la storiacome un cibo avariato (dal tempo) e
 non vi accorgete che le rivoluzioni
 passano
 molto più in là del revisionismo accademico.
 Voi 
              che non sapete ancora riconoscerel'odore fedele a tutte le miserie
 quel dolore in retroguardia
 di un'umanità depredata
 dei propri bisogni.
 Non 
              state alla finestramezzadri del potere
 il vostro guardare
 è colpevole.
 ( 
              © 
              Paolo 
              Lazzini - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
 (La 
              poesia della settimana)  VEDI? Il 
              buco della cintura è sempre quello, l'ultimo, ma la gravità del tempo disegna sulle mie forme
 rinnovati profili e il tatto affonda in una
 morbidezza nuova e secolare.
 Eppure resto esile e nervosa
 ad affacciarmi a un giorno che non fa distinzioni.
 E' un corpo reduce che ancora conserva una grazia, invidioso
 di una solidità ossuta e bambina.
 Solo i seni resistono orgogliosi, rigonfi della ruvida
 presa delle tue mani ingorde e della mia voluttà.
 Morso di barba irsuta, grido di puttana esule e consapevole.
 ...
 Sono uscita in una notte finalmente chiara
 con l'aria che respira e il vento che c'è, ma non si vede.
 L'odore fitto della pioggia mi smuove
 un brivido a rallentatore,
 una pozzanghera riflette bagliori
 notturni che sanno di vero e di pianto e di liberazione
 e di quiete e ... basta.
 Tra il rotolante fruscio di una foglia secca
 - così poetica nel suo accartocciarsi caldo e marrone -
 e l'indecisione di un verde cauto più in alto,
 mi accorgo che i miei capelli danzano frivoli a una debita distanza.
 Non ho freddo,
 posso sorridere e godermi lo spettacolo
 al centro di un tutto che mi ammanta nella mia totale
 estraneità ai fatti e indiscutibile impotenza.
 Sono sola, le mani in tasca,
 gli stivali arroccati sul ghiaino fradicio,
 le gambe immobili e nessuna paura.
 Gli occhi s'ingozzano di nitidi contorni nel riverbero estatico
 di un panorama pulito, essenziale, semplificato.
 I polmoni compressi dilatandosi strizzano il cuore
 che s'agita di un tremore sordo e sconfinato,come il cielo
 che intravedo tra un rombo di nuvola in vestito da sposa e le stelle
 a orlarle una severa acconciatura.
 Non ho rimpianti, non ho passato, non c'è futuro, né 
              desiderio ...
 languido, contemporaneo ed eterno, tutto sfila in un solo fiato.
 ...
 Vedi?
 Con calma, a poco a poco, io cerco di tornare.
 A lungo sorseggio il tuo bacio della buona notte
 mentre un po' di saliva mi s'incastra
 sul mento e punge come in un graffio.
 Sono alla fine di tutte le storie e appena all'inizio di un'altra.
 Mi passo una mano sull'anima, beve la terra digiuna,
 di poco saziandosi come in tempi duri di dopoguerra e carestie.
 Sei gentile a esserci.
 Mi addormento pensando all'aroma di un buon caffè,
 forse, domattina.
 ( 
              © 
              Giorgia 
              Monti - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
 (La 
              poesia della settimana)  
              Libertà ma 
              è la liberazionedi/da un mondo incipriato
 danza 
              di fenicotteri ubriachiorgia d'acqua senza diga
 euforia d'un evaso
 scrivere 
              senza gravità ( 
              ©Eleonora 
              Roaro - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
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 (La 
              poesia della settimana)
 Ho 
              sentito Ho 
              sentito le mie parolerotolare nel deserto
 pieno della stanza.
 Ho acceso gli sguardi,
 confuso gli anni, slacciato
 i bottoni dell'inverno.
 
 Ho sentito le mie parole
 masticare carne e modellare vento
 di altrui pensiero.
 Rimbalzavano, lame leggere,
 a tergere il velo di un pudore antico
 insidiose, ma innocue a un tempo,
 diverse eppure le stesse
 perle sciolte
 dal filo rimosse.
 ( 
              ©Adele 
              Pedroncelli - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
                
 (La 
              poesia della settimana) JAMMIN' Io 
              non ci sono,tu non ci sei più.
 Ci sono solo le nostre ombre
 come candele spente
 sulle strade abbandonate del Jammin',
 mentre un vento che sa di Jack Daniel's
 scompiglia le pagine di centomila voci, illeggibili ormai
 ed è sola la sedia
 dove appoggio la schiena e scrivo
 questa specie di allegra buona notte
 dedicata a te.
 ( 
              © 
              Javier 
              Guado - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
 (La 
              poesia della settimana) COME 
              UNA LACRIMA Aggrappato 
              agli specchi dei tuoi occhiscivolo via come una lacrima del tuo dolore.
 Attraverso il tuo dolcissimo viso
 ristagno su un angolo della tua bocca
 un tappeto di rose steso sulla tua faccia.
 Gocciolo sui tuoi seni delicati
 contenitori del liquido della vita
 ai quali starei attaccato fino alla morte.
 Invece, in caduta libera,
 atterro sul tuo magrissimo ventre
 frenando la mia corsa
 contro la siepe nera del tuo sesso.
 Infine precipito sul pavimento
 abbandonandomi ai tuoi piccolissimi piedi
 che leggeri vanno via
 mentre il tuo volto è già illuminato
 da un nuovo bellissimo sorriso.
 
 ( 
              ©Gennaro 
              Morra - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
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 (La 
              poesia della settimana) CANARINO 
              E CATRAME
 L'azzurra 
              presenza del foglio
 adombra il riverbero della sera
 ai vetri appesa, nel rimembrare steli
 d'erba e noci d'asfalto, scorticate al suolo.
 Modellammo così come catrame, caldo e denso,
 il mantello del nostro amore maturo, canarino
 il frullo, leggero come il tempo ch'è trascorso
 e non importa la sorte
 Canarino e catrame, il giallo e il nero.
 Tenera piuma nell'incavo dei grani nodosi.
 Oltre il prospettico apparire, parametri spaziali
 sensazione propria e volontaria,
 altro percepire, oltre il vedere
 l'intuizione di un orizzonte aperto,
 interpretazione che il senso è sconcerto
 e le mani, parole, aperte sul precipizio
 del dolore.
 Non è mai perfetto questo amore
 di giunchiglia schiusa.
 Mi ha chiuso il passaggio, la strada è deserta.
 Nessuno sa il disincanto,
 che il disincanto spiace,
 così spiace lo sguardo che scivola sui muri
 e tace.
 Neri coriandoli dileggiano
 lo schermo piatto della sera.
 ( 
              ©Adele 
              Pedroncelli - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
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 (La 
              poesia della settimana) COTTA 
              O CRUDA bohuna vita e tante cose come nessuna
 è uguale cioè che fa lo stesso
 menzogna o verità o delirio o sogno
 magari ... pazzia?
 realtà come confusione
 confusione come unica realtà e poi...
 mi si spezzano le unghie, così, senza un motivo
 capisci?
 ieri mi sono vista i primi capelli bianchi
 non ha nessuna importanza ma ne ha
 ecco, quando non si ha più voglia di essere soli
 sappiamo di esserlo, sempre
 butta giù
 butta giù la linea butta giù il pensiero
 butta giù la grappa dal bicchiere
 butta giù le membra sul divano
 butta buttati giù
 in fondo
 sotto
 di più
 ancora e poi ancora
 e poi ancora un attimo
 non ci voglio restare qui
 voglio niente
 voglio troppo
 tutto
 bambina cattiva
 brutta e cattiva
 tutte le strade portano da nessuna parte
 adesso muoviti e dimmi da che parte stai
 ( 
              © 
              Giorgia 
              Monti - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
 (La 
              poesia della settimana) ( 
              STORIA DI UN ATTIMO ) Una 
              volta ho cercato i tuoi occhie li ho trovati nei miei.
 I tuoi occhi distratti
 da tutti gli uomini,
 dentro i miei occhi.
 E tu non avevi Nessun Nome
 e il mio nome era Nessuno.
 Ti ho vista, attraverso i tuoi occhi.
 Una volta, per un attimo solo
 io ti ho vista.
 Mentre pensavi a tutti gli uomini.
 E pensavi a tutti quelli.
 E a tutte le altre cose.
 Come a un cielo basso.
 A un cielo basso e a un sole piccolo piccolo.
 Lontano da te. O troppo addosso a te.
 Oppure non pensavi a niente, va bene, come vuoi.
 E a nessuno.
 E forse non eri neanche tu, no. Non eri tu.
 E sarà per questo, se non ti ricordi adesso.
 Se non ti ricordi già più.
 Ma quella volta, per un quarto d'ora,
 ho avuto i miei occhi nei tuoi.
 Quando tu non avevi Nessun Nome
 e il mio nome era Un Attimo.
 Ed era anche Nessuno, il mio nome.
 Poi ti ho pagata e sono uscito.
 Mi hai baciato sulla guancia e sono uscito.
 A telefonarti un sorriso.
 E a dirti grazie.
 Quasi fosse Amore
 già da un mucchio di tempo.
 ( 
              © 
              Javier 
              Guado - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
 (La 
              poesia della settimana) TALASSICO 
              RESPIRO L'arenile 
              arrendevolearretra alle sue ronde,
 pittore e poi scultore
 lo soggioga e lo modella
 e di nuove geometrie
 decora coste e dune.
 Vani supponiamo
 presidi nell'attesa e,
 mentre la costanza
 non è una sua virtù,
 conosce tregua solo
 colui che guarda altrove.
 ( 
              © 
               
              Vittoria Soranno Fanelli - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
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 (La 
              poesia della settimana) Sono 
              qui Sono 
              qui immobile che scrivo parole,
 scavo nell'anima,
 descrivo emozioni,
 e righe sempre più nere
 prendono forma
 come se avessero ali leggere.
 Sono qui da sola
 che scrivo di me,
 mi cerco nel silenzio della notte
 con quell'attesa dentro,
 con quel morso,
 con quell'ansia che alimenta la fantasia.
 Mi fermo a momenti,
 persa nel dubbio,
 lascio andare il sogno,
 mentre il desiderio cresce,
 sale, avanza, mi consuma.
 ( 
              © 
              Carina 
              Spurio - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
 (La 
              poesia della settimana) GENTE 
              MONDO Oggi 
              aria celeste. Cielo, grande pizza blu
 con mozzarella nuvole.
 Zingari amici
 fiume bagno nudi.
 Bambini e cani
 gioco piccoli animali fuori e dentro,
 sopra e sotto roulotte.
 Agnelli NO sangue colano,
 festa carne pulita.
 Tramonto,
 sole gonfio pomodoro/papavero.
 Oggi scrivo poesia,
 sigarette acquavite silenzio
 musica di tromba e quella
 dicono fisarmonica.
 Rumore di tempo non esiste più,
 io non paura di morte ma vedo
 lampi di fumo e donne,
 occhi di lupe che ballano uomini
 e birra moretti davanti a fiamma che sale.
 Questa notte fuoco di stelle,
 musica di vita
 con luna storta che guarda,
 nostra piccola festa
 Rom.
 ( 
              © 
              Javier 
              Guado - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
 (La 
              poesia della settimana) SENZA 
              DOVE Con 
              la pistola puntata alla tempia, la pistola puntata alla tempia...E' un metallo che brucia mentre raggela.
 Cola in gola come fiele, ma non è paura.
 Sposta quell'arnese che c'è ancora qualcosa da vedere in 
              giro.
 Ho i succhi gastrici un po' incazzati e una strada deserta da percorrere
 ... oltre, ancora oltre, non arriverà nessuno.
 Nel non luogo della mia mente è cresciuto il tunnel
 ... era incastonato nella brina ghiacciata nella stagione del silenzio
 e farina in cielo fin dove l'erba cresce, dal basso.
 E farina densa in un cielo che perde di dignità.
 Sei stato tu? Sei stato tu?
 Dimmelo, lo voglio sapere.
 Ho una pistola puntata alla tempia e di te non vedo che un'ombra.
 Spostala, sposta quell'arnese che c'è bisogno di un po' di 
              vita
 da smerciare sottobanco ché i grandi della terra non abbiano
 sogni tranquilli da fare.
 Ti senti forte oggi? Ti senti vero?
 Guardati, mi fai ridere ... non così, per dire, ma per davvero.
 Cacciatela in bocca la tua canna sfavillante, pisciati addosso e 
              trema
 e confessa, dai su, confessa che non ti fa poi così schifo 
              vivere.
 Ho fatto un giro senza sole, una capriola stanca senza vertigine.
 E' troppo freddo per i significati,
 c'è troppo grigio per un ballo in maschera.
 Non ti diverti alla festa?
 Eppure dovresti, è come un bel pacco di natale.
 Ho la schiuma alla bocca e sapore di sale.
 Con una pistola alla tempia, una pistola alla tempia,
 so esattamente dove si trova il mare.
 ( 
              © 
              Giorgia 
              Monti - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
 (La 
              poesia della settimana) Niente 
              è come sembra quaranta 
              quarti d'ora o giù di lì col volume
 a tutta birra fino a quando
 la razza della sventola colpisce
 il piatto che fa gong e bussano
 pugni neri alla porta e le foglie
 di ficus cadute risalgono
 sui rami spogli e le mutande
 rientrano sulle cime
 delle orecchie per darsi
 una specie di contegno, ché il fischio
 rumoroso del vento
 fuggito via e dei suoi
 venti orchestrali ha scosso
 il bicchiere colmo della
 ragazza della
 porta accanto, cambia
 disco, metti
 un jazz, che c'è
 lei
 
 ( 
              © 
              Javier 
              Guado - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
 (La 
              poesia della settimana) Un 
              senso Sono 
              come un giardino d'inverno,scolpito sotto la coltre.
 Sono come amaranta di sera
 che si chiude in preghiera.
 Posso esser farfalla
 che sa vivere un giorno
 lamentando lo strazio
 del tuo non credere.
 Desolazione desolazione
 fedele compagna,
 raccoglierò le vesti
 saluterò il fringuello
 e lascerò che vane parole
 diano un senso a questa
 dipartita.
 Un senso a questa
 condizione.
 ( 
              © 
              Tiziana 
              Zago - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
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 (La 
              poesia della settimana) PREDA 
              RIDENS  un 
              rotolare di sassi non passa per il punto sguarnito della coscienza
 ma s'impiastra di fango e i segugi dai nasi
 umidi al vento di mille
 voci di cacciatori che soffiano
 per i canaloni ciechi non sentono
 fra le canne d'India la preda,
 agile bestia calda nel solco
 di muschio e terriccio avvezza
 all'eternità degli occhi, dea
 fra le querce secolari, che di balzo
 in balzo fugge risalendo verso
 la luce del nulla ovattato
 di nulla e dall'alto
 degli scoli di un varco svanisce
 quando ride senza
 vera salvezza nei secoli
 iena dei secoli,
 amen.
 ( 
              © 
              Javier 
              Guado - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
 (La 
              poesia della settimana) Vento Ho 
              disperso le sue ceneri nel vinoMa il sangue che scorre lento tutt'ora
 Non può nemmeno assomigliarci.
 Ho 
              affogato ogni supposizione (le mie certezze)Ma Rancore è un rettile orribile
 Che traccia penose sofferenze
 Ho 
              lasciato tempo al tempoTroppo tempo al tempo,troppo
 Ed ora so che:
 soltanto 
              il vento può sussurrare ai campiil dolore della città di pietra
 ascolta 
              parlare il vento nelle sue più fragili poesiequand'è seduto sul campo bagnato
 e si specchia in gocce di pioggia (lacrime di Dio)
 o 
              quando s'alza fulgido e tempestoso,mai domoe sibilano allora i vigneti
 e gli ulivi maestosi
 ascolta 
              parlare il vento nelle sue più languide filosofieche possono donare calore ai tuoi occhi gelidi
 ora senz'anima.
 ( 
              © 
              Nicola 
              Lotto - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
 (La 
              poesia della settimana) SOTTO 
              I PIEDI "Alla 
              fine ciò di cui ognuno di noi ha bisogno è solo essere accettato
 per ciò che è"
 ...
 E' vero!
 ...
 Allora tengo gli occhi aperti,
 le orecchie tese, la bocca spalancata.
 I capelli sparati, le mani morbide,
 i capezzoli impennati.
 Le braccia come sulla croce,
 le gambe come in sala parto.
 I pensieri a tutto tondo, il comprendonio a 360 gradi.
 Il cuore, cazzo, il cuore a 10.000 pulsazioni al secondo.
 I sogni alti e arditi all'ennesima potenza.
 I muscoli attivi.
 Ecco, sono pronta.
 ...
 S O N O P R O N T A !
 ...
 onta onta on ta ta ta ta a ... ah!
 ...
 Alla valle del vento ti puoi
 abbandonare sul crinale ruvido della collina
 dove la terra ti svanisce sotto i piedi.
 Alla valle del vento
 il giro fiero e prepotente dell'aria ti sostiene
 più soave di un cuscino di piume.
 Alla valle del vento
 ti lasci andare e stai sicuro.
 ...
 Mi portano via ... di già.
 ...
 Assolutamente immobile, la saliva
 fioccante spiaccicata alla ganascia,
 ho galoppato sull'assurdo più libera di un re.
 Le luci non mi piacciono più come prima.
 ...
 Scusa, mi hai vista?
 Scusa?
 ...
 Che cazzo vuoi da ME?
 ( 
              © 
              Giorgia 
              Monti - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com 
              , scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
                
 (La 
              poesia della settimana) TROMENTO scrivila 
              te una poesia, che troppo spesso le poesie fanno cagare,
 uno mette in fila due stecchi di rima e si crede
 inventore dell'anima e del senso,
 e della Luce fino alla Materia scura
 perciò, scrivila te, che sei bella ispirata e sensuale
 e credi ancora che scrivere poesie giustifichi
 il lato cattivo con quello buono del vino e sai
 di profumo e di vento e di sabbia e di polvere
 e di nuoto e acqua densa e tromento,
 hai capito bene, sì, ho detto proprio così,
 perché mi invento le parole,
 tu schiacciati una noce, e non far caso a tutto,
 prendi l'arnese che stringe e spacca e apre
 e schiacciati una noce e poi dimmi se non c'è
 poesia dentro una noce che sembra
 forziere naturale
 di un culo, un intestino
 o alla fin fine di un cervello da gallina,
 guarda, senti, vedi laggiù in fondo?
 due nuvole si sono separate
 - che sciocche! -
 e ora una sta venendo in qua
 mentre l'altra si è fermata
 a guardare,
 Te.
 ( 
              © 
              Javier 
              Guado - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
 (La 
              poesia della settimana) STANDBY Stanca...delle 
              luci dei suoni del dover fare che spalancano le porte ad un giorno 
              che non ho scelto di voler vivere...si dovrebbe poter scegliere 
              quando vivere...standby...stanca della notte lunga e abbagliante 
              che non necessita di un'alba a venire,chiede solo di viaggiare rapida 
              e indeterminata...leggera e unica...fino a quando non ne ho abbastanza...poi 
              magari saltare un secolo.Stanca,ho due ore del cazzo prima di tornare a fare quello che si 
              pretende io debba fare e fare bene e essere presente e esserci,ma 
              non ci sono...provo a bussare alla bocca del mio cervello,gli smollo 
              un pugno dritto nello stomaco,un calcio nei denti...niente,non ci 
              sono,pappa.
 Sguaiata sul divano controllo due lancette metodiche e ossessive 
              che ignorano tutto di me...dalla finestra socchiusa un nugolo d'aria 
              polverosa viene ad appesantirmi queste gambe aperte come lo sapessero 
              ancora prima che io lo possa capire.
 Gli occhi si chiudono,per rispetto si direbbe,invece no,si chiudono 
              e basta per vedere ciò che a loro fa piacere vedere...succede 
              solo così che facciano piacere anche a me.
 Lui aveva un sorriso bieco per nulla spaventoso e un'aria infinitamente 
              losca con una punta di dolce proprio nel mezzo...mi si è 
              stretto e bagnato subito proprio quel punto lì,sta in mezzo 
              alle gambe la nostra unica anima.
 Mentre gli aprivo lo sportello della macchina i nostri corpi erano 
              vicini molto molto vicini e un odore che conosco senza riconoscere 
              mi si è avvampato addosso...ero sudatissima,certa di puzzare 
              persino,ma non c'era altro modo,nessun altro modo di rivelarsi o 
              di nascondersi o di coprirsi o di cambiarsi...ero esattamente come 
              ero in quell'istante dopo il caldo delirante dopo l'alcol a litri 
              dopo il ballo frenetico ed estasiante...dopo.
 Mentre guidavo senza sapere dove dovessi portarlo pensavo solo che 
              eravamo perfetti, eppure quando quella voce bassa e quasi litanica 
              ha spaccato il ritmo del mio pensiero dicendomi di voler restare 
              ancora con me,quando la febbre ha raggiunto il contagio,mi è 
              sembrato che stesse accadendo a qualcun altro...qualcuno che non 
              poteva essere altro da me.
 Mentre sapevo con certezza dove stavamo andando mi sono eccitata 
              talmente che era come un bagno turco,una traversata a mezzogiorno 
              nel deserto,una pesca talmente sfatta da non tenerla in mano e che 
              sbrodola dalle labbra copiosamente con rigoli polposi lungo tutte 
              le dita e il rivolo più impudente giù fino al gomito.
 Stanca delle cose che amo e che non durano mai abbastanza,sono ancora 
              sul mio divano a pancia sotto e la faccia soffocata fra i cuscini...le 
              gambe sempre aperte hanno agguantato e stretto la mia mano,le dita 
              sembrano essere affondate in una pesca troppo matura per essere 
              mangiata,meglio berla,il respiro non mi fa respirare e l'aria è 
              ferma fuori dalla finestra e non osa più entrare...solo due 
              infernali lancette del cazzo hanno segnato il tempo di un giorno 
              che avrei scelto di non vivere e,una volta di più,ho fatto 
              tardi per i vostri piani...unica intima soddisfazione mentre,senza 
              esserci,vengo dove avete stabilito io debba arrivare per fare bene.
 ( 
              © 
              Giorgia 
              Monti - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
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 (La 
              poesia della settimana)
 Burattino 
              di Carta
 Seduto davanti alla tv
 a ingrassare di notizia
 guerra o pace che t'importa?
 Così ti viene data.
 Sentimi dentro
 Sentimi, fuoco:
 ho visto brillare negl'occhi
 arditi di medaglie
 al valore
 mille croci e mille
 distese lungo
 la Collina di Farfalle.
 Ho visto bambini, ad est
 dopo gli scoppi
 Di macinasangue
 Pieghe di mani, e cristalli,
 e piedi, mura distrutte e piaghe d'infami,
 latte rosso sul fiume
 secco.
 E sentimi dentro
 (ho sentito gridare)
 tu, sentimi fuoco
 imbecilli, vili parlare
 piene le pancie
 di Cola ed hot-dog
 agnelli latrare
 ai Banchetti di Pace.
 Per i venti che soffiano
 Tra pareti senza finestra
 ho visto i miei figli morire
 altri figli scivolare
 Su uno sputo capitale.
 Sentimi
 Dentro
 Tu, sentimi
 
 
 Fuoco.
 Grida con me.
 ( 
              © 
              Giovanna 
              Mulas - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
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 (La 
              poesia della settimana)
 Non 
              è whisky Tu 
              credi ancora di poter capire, soffrire, soffriggere?
 O dio buono, dio buono, dio buono!
 falla finita
 Scemo!
 cosa credi che sia l'amore?
 èh?
 acqua, l'amore è acqua e non è whisky
 e l'amore è aria e non è fumo
 e sei tu, l'amore
 e hai bisogno di bere acqua
 e di respirare aria
 e di chiudere quegli occhi allo specchio degli occhi
 e di riposarti un'ora giusta,
 per capire cosa sia la purezza di amare nel sonno
 e di essere in pace con tutto il tuo stomaco
 metti a posto lo stomaco, perciò,
 e chiudi la porta e chiudi la finestra,
 e metti il tappo alla bottiglia,
 ed esci da lì, per favore
 o entra, se vuoi,
 ma lascia tutto e portati via te stesso,
 per sempre con te nell'aria e nell'acqua
 e non ti abbandonare mai,
 più,
 come un pezzo di niente
 nelle dolci mani di lei che non ha
 tempo.
 ( 
              © 
              Javier 
              Guado - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
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 (La 
              poesia della settimana) Prima 
              che arrivi notte Prima 
              che arrivi notteSarai già andato
 Ancora di nuova illusione
 Ubriaco
 Per strade già fatte
 Già viste ma nuove
 Così almeno sembrano
 Ad occhi senza dubbio vecchi
 Da tempo erranti.
 E colorerai ancora
 Questa ignobile via
 Questo deserto stento e malato
 Questi rapporti obbligati
 Con le persone con le cose
 Che tutto sono meno che poesia.
 Sarà 
              che siamo eterni ospitiDi questo immondo albergo
 Sarà che le cameriere sono
 Nuove abili megere
 E che il bar è un'officina
 Di vecchi e inutili rottami.
 Ma se riderai della mia sventura
 Presto o tardi riderai la tua.
 E alfine mi troverai un senso
 Che tanti l'han cercato
 Ma trovato nessuno
 Di questa nostra brama
 Di essere ad ogni costo qualcuno?
 ( 
              © 
              Nicola 
              Lotto - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
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 (La 
              poesia della settimana) SPAZI Davanti 
              a me sempre la stessa 
 strada?Un rigone grigio d'asfalto secco e
 gli alberi in colonna inchiodati lì, ai margini.
 Mi srotolo avanti e indietro compressa
 nel mio vortice.
 Non so perché mi muovo.
 Quando sono troppo stanca, mi sforzo
 di guardare in alto,
 e c'è questa coltre che chiamiamo
 cielo a ricordarmi che sto sotto.
 Con la sua immensità violata,
 dove può ancora nascondermi?
 A fianco, scorre il treno.
 Trapassa impudente istantanee d'arredo
 urbano e campagne prefabbricate dove
 non giocano più bambini.
 Ringhia ed è sparito.
 Dietro di sé, per un attimo, il mondo appare immoto.
 
 Ah, ci sei anche tu!
 Sei arrivato dal mare, mi hai detto.
 Hai incornato le dune acquatiche per essere
 più vero e adesso sei qui
 col passo incerto a cercare
 la rotta in mezzo alla ghiaia.
 Peccato, c'era più aria nelle tue sabbie mobili.
 Io non ti tenderò la mano.
 Non sarò il luccichio del faro, né lo stormo
 di cui si studiano le tappe.
 Io non sono dove mi vedi.
 Sono geometria inspiegabile in uno spazio
 mobile.
 Sono ritmo isterico in un'armonia
 perduta.
 
 E' verde 
 non mi muovo.
 E' verde 
 vai avanti tu.
 E' verde 
 suonano.
 
 ( 
              © 
              Giorgia 
              Monti - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
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              , scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
 (La 
              poesia della settimana) (SCONTRIBRUTI) Salve, 
              avrei bisogno di parlare con un matto, uno
 che sappia bene tutte le lingue selvagge
 del sole e del vento
 Ho merce che scotta e ho bisogno di un matto
 che fugga sulla groppa di un asino rubato verso
 il cielo australe nel mese del granturco del
 granoturco.
 Avete un matto che faccia al caso mio nella
 vostra Lista di Sorvegliati Speciali, Signor
 Garante della privacy?
 Che ne so, magari un pronipote di Toro
 Seduto, quello che diceva "vi siete
 presi i miei figli, vi siete
 presi i miei sogni, vi siete
 presi... uhm
 le mie terre, ma non vi prenderete
 mai la mia Anima
". Ecco
 un matto del genere voglio,
 fuori di misura, fuori dal futuro come quel Toro
 Seduto e pure come il Tizio di Tiananmen
 che sta ancora sempre in piedi e mica
 si sposta davanti al carrarmato senza
 paura e senza
 partita iva per la sua piccola grande impresa
 Dunque,
 un matto sano ma ben inteso, siamo d'accordo, senza
 codice fiscale, ce l'avete?
 Da pagare in nero, si capisce, mica
 scherzi è chiaro e senza versare
 SCONTRIBRUTI?
 
 ( 
              © 
              Javier 
              Guado - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
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              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
 (La 
              poesia della settimana) ESTATE
 Lenta dirada la nebbia l'arsura
 fermo, calmo placido
 il mare,
 nessuna ombra si vede in pianura
 poiché senza scopo sembra amare.
 Vespe ronzano su fragole amare
 è questo perenne cercare che costa
 ma la verità del vivere è posta
 nell'eterna tensione dell'essere
 forse qualcosa resta
 e non si sposta.
 ( 
              ©Susanna 
              Pelizza - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
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 (La 
              poesia della settimana) Come 
              dolore dal cielo venutosorpreso di trovare tanta ingenuità
 sulla quale banchettare.
 Come dolore che ha coperto col velo
 il suo viso lubrico e impunito
 dalla notte dei tempi
 fino all'altra notte, dei dementi.
 Sta in ogni addio un profumo di morte
 che avvolge il nostro essere labili.
 Come 
              dolore anche tu sanguinerai via Come 
              dolore che abbiamo ritenutoprigioniero nei cuori dei soli infelici
 pagandone poi l'arrogante errore.
 Come dolore scagliato nel fango
 ripudiato piangendo: è l'ultima volta!!
 Come dolore coltivato per ore
 tra il sonno e la veglia
 tra l'odio e l'amore.
 Sta in ogni incontro il principio della morte
 che avvolge il nostro essere uomini.
 Come 
              dolore anche tu sanguinerai via  Come 
              dolore fuggito dall'altaredi un Dio incerto
 e un po' ingenuo.
 Cade beffardo l'iniquo
 pioggia di sangue
 e ride alle ombre tremanti
 in attesa dei corpi
 già impiccate al marmo funebre.
 È 
              ovvio che come dolore anche tu sanguinerai via (da me) ( 
              © 
              Nicola 
              Lotto - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
 (La 
              poesia della settimana) Può, 
              la fiumara, lavare una vitaentro seriali posture di canna;
 e tu risalila, coi tuoi relitti,
 l'anno che cercherai sul tuo passato.
 La memoria
 - se poi bolle un molle boccheggio -
 lì cesserà il suo vaglio;
 vedrai il fluire specchiare appena
 la tua immagine senza storia,
 la scorza tua già tenue negli spiragli
 della città alacre.
 Non credere che da un'alta fonte
 quell'acqua scatti:
 la fiumara,
 come pure noialtri,
 non è sorgiva;
 piuttosto: è d'occasione
 il suo tratto.
 ( 
              © 
              Carlo 
              Bellinvia - Tutti i diritti riservati) (invia anche tu una 
              poesia a manoscritti@cicorivoltaedizioni.com, 
              scrivendo nell'oggetto "poesia della settimana" ) 
             
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